Inferno Rosso – Joe D’Amato sulla via dell’eccesso (2021): Recensione

Inferno Rosso – Joe D’Amato sulla via dell’eccesso, recensione del documentario diretto da Manlio Gomarasca e Massimiliano Zanin e presentato alla 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. Uscito in TV su CIELO il 12 settembre 2021

VOTO MALATI DI CINEMA 8.5 out of 10 stars (8,5 / 10)

1999: esce il documentario dal titolo Joe D’Amato – Totally Uncut con la regia di Roger Fratter per Nocturno Cinema.
2021: esce il documentario dal titolo Inferno Rosso – Joe D’Amato sulla via dell’eccesso, diretto da Manlio Gomarasca, Massimiliano Zanin e presentato da Nicolas Winding Refn, proiettato all’ultimo Festival di Venezia e andato in onda su CIELO TV.

Nello scrivere alcune analisi su quest’ultima opera, quello che non posso fare a meno di constatare è la poca considerazione di grossa parte dell’ambiente nei confronti di un totem del cinema italiano, e fatto ancor più grave, finito quasi nel dimenticatoio proprio nel nostro paese.
Gli 80 minuti del documentario sono un romantico excursus sulla carriera del regista e sceneggiatore romano che in oltre trent’anni di professione ha spaziato su più generi, dall’erotico all’horror al fantascientifico (anche contaminando e amalgamando tra loro con bravura i vari generi) per arrivare, purtroppo, al porno. Ammiriamo interventi di repertorio dello stesso Massaccesi e varie interviste a personaggi che hanno lavorato con D’Amato come il suo “allievo” Michele Soavi, Claudio Fragasso, Luigi Montefiori, Giuliana Gamba, Giannetto De Rossi, Jean-François Rauger, Lamberto Bava e tanti altri, anche se due sono le testimonianze più importanti, ovvero quelle di Eli Roth e di Francesca Massaccesi, figlia di Aristide.
Attraverso le parole del regista statunitense Eli Roth, fan di Massaccesi, è possibile verificare quanto Joe D’Amato sia conosciuto e ammirato dal pubblico internazionale.

Aristide Massaccesi AKA Joe D’Amato Photo: labiennale.org

Roth, che dalla sua casa mostra alcuni poster dei film di Joe D’Amato, tra cui Emanuelle e gli ultimi cannibali, ne parla quasi estasiato, riuscendo in poche parole a risaltare la grandezza artistica e i tanti pregi di colui che considera un punto di riferimento e ispirazione.
Francesca Massaccesi invece, spesso commossa e giustamente a volte arrabbiata, racconta le difficoltà lavorative del padre che per troppa passione ha prima fondato la Filmirage, una vera e propria “factory” con tanti film prodotti, per poi chiuderla e pagare i debiti dirigendo film pornografici, gli unici che “pagavano bene”.

Joe D’Amato nel suo estremismo cinefilo era un amante dello stile e di una certa venatura poetica nonostante sceneggiature non proprio romantiche, e per questo, come ammesso proprio da lui, era riluttante a girare film porno ma, dichiarando il tutto con un sorriso bambinesco “si doveva pur campare in qualche modo”.
Ma la più grande “sconfitta” nella carriera di Joe D’Amato è stata senza dubbio la campagna mediatica dopo la morte avvenuta il 23 gennaio 1999, dove tutti i giornali e quotidiani hanno completamente sepolto il talento del regista titolando con uno squallido “E’ morto il re del porno”.
Se digitate su Google trovate ancora queste vergognose uscite.

Il pregio principale di Inferno Rosso – Joe D’Amato sulla via dell’eccesso, quindi, è quello di risaltare quanto di buono ha lasciato allo spettatore e agli addetti ai lavori Aristide Massaccesi, e soprattutto rivalutare mediaticamente un personaggio che era stato ingiustamente maltrattato.
Aristide Massaccesi AKA Joe D’Amato non è solamente un nome e non è solamente uno pseudonimo. Aristide Massaccesi AKA Joe D’Amato è stato ed è tuttora molto di più.