Captain Fantastic (2016): Recensione

Captain Fantastic, recensione del film scritto e diretto da Matt Ross con protagonista Viggo Mortensen. Uscito nelle sale statunitensi l’8 luglio 2016

VOTO MALATI DI CINEMA 7.5 out of 10 stars (7,5 / 10)

“A meno che non sia scritto su un cazzo di libro, io del mondo non so assolutamente niente”

Film originale, anticonvenzionale e ribelle Captain Fantastic; storia di una famiglia “contro” il sistema consumistico capitalista. Una famiglia che realizza il sogno di una vita “pura”, immersa in una natura incontaminata all’insegna della filosofia della libertà. L’utopia di un’esistenza perfetta in armonia col creato lontana da tutto ciò che può corromperla.

Un padre, sei figli, un viaggio grottesco verso quella “civiltà” tanto temuta, per volere della madre morta.
Divertente, profondo, poetico, impegnato. Un grande film sulla diversità ma anche sul compromesso tra realtà e sogno. Un viaggio attraverso le nostre credenze, le certezze, e, fortunatamente, anche il dubbio.
La tentazione di sentirsi superiori grazie alle nostre scelte, che si scontra con la realtà degli “altri” capace a volte di sorprenderci e l’importanza incomparabile dello studio, della cultura, della conoscenza; senza le quali il viaggio avventuroso od interiore che fosse, non arriverebbe lontano.

Commedia colorata ma anche drammatica, capace di risvolti intellettuali importanti che affronta il tema attualissimo dell’educazione che diamo ai nostri figli e dei valori che trasmettiamo loro.
I sei figli del fantastico capitano (Viggo Mortensen) affrontano prove fisiche nei boschi, si confrontano e si sfidano intellettualmente, imparano i classici, discutono di politica, amore, sesso e religione. Sono isolati dal mondo, isolati dai problemi di una società bigotta, ipocrita e sempre più individualista. Vivono il sogno di un’esistenza più semplice e giusta. Sarà il suicidio della madre, a causa di una lunga depressione, a scaraventarli dentro alla “realtà”. Cresciuti da hippie nelle foreste del nordovest degli Stati Uniti senza tv né elettricità, senza scuola né cibo industriale, sapranno sopravvivere in un mondo spietato? Le utopie socialiste, l’agricoltura biologica, la solidarietà familiare, riusciranno a renderli adeguati al mondo esterno?
Naturalmente no. L’educazione interessantissima ed apparentemente completa a loro impartita non sarà sufficiente e li metterà anzi in pericoli anche seri.

Ma non sarà una sconfitta completa, perché il provare ad essere diversi in un mondo che ci vuole tutti clonati, l’impegno al rispetto dell’ambiente e dell’uomo sono e saranno semi in grado di sviluppare frutti speciali.
Forse la chiave è tutta qui: saper sognare, crederci, provare strade nuove, non aver paura di essere diversi, di allontanarsi dal pensiero comune, studiare, conoscere e riuscire comunque ad integrarsi e condividere per modificare e migliorare un pochino il mondo.