Cyrano (2021): Recensione

Cyrano, recensione del film diretto da Joe Wright tratto dal Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand. Distribuito nelle sale statunitensi dal 31 dicembre 2021

VOTO MALATI DI CINEMA 7.5 out of 10 stars (7,5 / 10)

È ormai nota la predilezione di Joe Wright – l’ottimo regista inglese di film quali Orgoglio e Pregiudizio o Espiazione – per testi classici, o in alternativa musical di successo. Accadeva negli anni dei suoi esordi e accade tutt’oggi con questo ulteriore rifacimento cinematografico della celebre commedia teatrale in cinque atti di fine ottocento, Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand.

Wright in questo caso si ritrova a compiere un doppio adattamento, da una parte la commedia di Edmond Rostand e dall’altra il musical del 2018 di Erica Schmidt che infatti si occupa della sceneggiatura del film, consegnando una rilettura tanto cupa quanto moderna capace di aggiornare la commedia di fine ottocento legandola profondamente a tematiche oggi attuali più che mai, tra cui la riflessione attorno alla diversità.

Cyrano come noto ragiona fin dal principio sul tema della diversità, concentrandosi però principalmente su quella estetica (il naso sproporzionatamente allungato) e soltanto in secondo piano su quella morale e dunque la menzogna, le capacità affabulatorie e via dicendo.
Il film di Wright presentato a questa sempre più ricca e convincente sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma sorprende positivamente, poiché cambia le carte in tavola mettendo in scena una versione del tutto nuova dell’opera di Rostand, eliminando cioè l’elemento estetico del naso allungato che viene sostituito dal discorso più specificatamente fisico e dunque dal nanismo del suo nuovo interprete, Peter Dinklage che torna a vestire i panni di Cyrano fuori dall’ambiente teatrale, in una prova solidissima e davvero memorabile per quanto struggente e malinconica.

Non era semplice riuscire a realizzare una versione moderna, sorprendente e spettacolare di un’opera così conosciuta e adattata nel corso di anni e anni di cinema e teatro, eppure Wright e Schmidt ci sono riusciti, rendendo la narrazione e la messa in scena del loro Cyrano assolutamente epica, emozionale e ricca di tensione, nonostante chiunque di noi fosse a conoscenza gli sviluppi, così come del finale.

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Peter Dinklage stars as Cyrano and Bashir Salahuddin as Le Bret in Joe Wright’s
CYRANO
A Metro Goldwyn Mayer Pictures film
Photo credit: Peter Mountain
© 2021 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

Il carisma di Peter Dinklage e la sua carica divistica sono tali da annullare molto presto, quasi immediatamente, la riflessione attorno al nanismo facendo innamorare senza riserve qualsiasi spettatore del suo Cyrano, estremamente dolente, poetico, elegante seppur violento e scorretto, tanto da sperare che anche la stessa Roxanne (una Haley Bennett poco ispirata ma funzionale) si innamori di lui e non del nuovo affascinante cadetto Christian (Kelvin Harrison Jr.) che sembra invece mettercela tutta per farsi odiare anche dallo spettatore più paziente e pacifico.

Come da precedente filmografia di Wright anche questo Cyrano gioca coi generi subendo una contaminazione così profonda da far apparire il film come un’epopea spettacolare in continuo viaggio tra epoche e luoghi, dalla portata realmente evocativa e nostalgica che solo i film di una certa Hollywood potevano dir di possedere.
C’è il racconto sentimentale, il dramma sulla non accettazione del proprio corpo e poi la guerra che logora le anime portando distruzione laddove c’è stato amore, laddove c’è stata speranza e luce.

Il Cyrano di Joe Wright è un musical molto potente che a dispetto di qualsiasi attesa si muove tra ombre cupe e ballate dolenti realmente tragiche tra cui la più memorabile interpretata (sia vocalmente che in termini di personificazione e incarnazione attoriale) dal Glen Hansard di Once, altro musical ingiustamente poco ricordato, seppur così forte e sincero.