Spider-Man: No Way Home (2021): Recensione

Spider-Man: No way Home, recensione del film diretto da Jon Watts, uscito nelle sale statunitensi il 17 dicembre 2021

VOTI MALATI DI CINEMA 6.5 out of 10 stars (6,5 / 10)

È sempre difficile approcciarsi con un film tanto atteso, sia per la difficoltà di argomentare i punti di forza e di debolezza senza incorrere in spoiler, sia per l’aspettativa creatasi intorno che, in un modo nell’altro, va ad influenzare il pensiero finale dello spettatore facendo pendere l’ago della Bilancia tra delusione e conferma.

Nel corso dei mesi, infatti, sono trapelate, volutamente o meno, diverse notizie a proposito di quello che sarebbe stato il core centrale del film, tra personaggi secondari già visti e vecchie conoscenze da riscoprire. I mesi si sono susseguiti e l’Hype cresceva, la Disney si è dimostrata abile nel fomentare teorie e analisi senza, però, sfociare in dichiarazioni univoche su quello che ci avrebbe aspettato in sala. Purtroppo, però, creare aspettative in fase di Marketing si potrebbe rivelare un’arma a doppio taglio, perché da una parte il pubblico potrebbe affluire in massa e assediare i cinema internazionali alla prima, dall’altra, tuttavia, il rischio di deludere flotte di appassionati è dietro l’angolo.

Quello che si può dire, senza timori di sorta, è che “Spiderman – No Way Home” è un film con un’anima. Uno spirito d’amore profondo nei confronti di Peter Parker e di quello che l’uomo in calzamaglia incarna nell’immaginario collettivo. A vestire i panni dell’amichevole Spiderman di quartiere torna Tom Holland che in questa prova, probabilmente, porta in scena la migliore interpretazione del personaggio fino adesso. Accanto a lui ritroviamo vecchie conoscenze come Ned, il migliore amico interpretato da Jacob Batalon ed MJ (Zendaya).

Ed è proprio questa la strada che il film sceglie di intraprendere, restituire una dimensione a Peter Parker, svincolarlo dalla invadente presenza di mentori ben più carismatici di quanto lo sia mai stato lui e privandolo di qualsivoglia orpello ipertecnologico. Restituire Spiderman alla strada, renderlo “L’amichevole Spiderman di Quartiere”, ed appare quantomeno buffo come per raggiungere l’intento si debba ricorrere ad una delle pellicole più magniloquenti della Sony/ Marvel.

La cosa più interessante di No Way Home è la volontà di presentare una nuova Origin story, con una sceneggiatura che strizza l’occhio alle dinamiche più conosciute di Peter Parker, però, svecchiandolo e donandogli nuova vita. Ci saranno riusciti?

Ritroviamo i protagonisti alle prese con gli eventi finali di Far From Home in cui un morente Mysterio (Jake Gyllenhaal) svelava al mondo intero l’identità segreta dell’uomo ragno incolpandolo, per giunta, dell’attacco a Londra e della sua stessa morte. Quello che ne scaturirà sarà un Peter braccato con crudeltà da organi di informazione che cannibalizzano la notizia, rappresentata dal medesimo Daily Bugle presente nella prima, storica, saga di Raimi, e dal senso di colpa per aver trascinato con lui, nell’oblio, le persone a cui tiene di più. Un tema sempre caro al nostro tessi-ragnatele. 

Il problema principale della pellicola è, tuttavia, la stessa sceneggiatura scritta da Chris McKenna ed Erik Sommers che risulta raffazzonata, poco credibile in alcune scelte e, addirittura, goffa in altre. Alcuni pretesti di trama, che diventano vero e proprio motore della narrazione, sono un vero e proprio insulto all’intelligenza dello spettatore e alla fine l’idea che si palesa nella mente dello stesso è che quella aver assistito a puro Fan-service. L’incipit iniziale è, quantomeno, illogico e non si può, per tutta la durata della pellicola che è di ben 148 Minuti (Rendendolo il secondo film più lungo del Marvel Cinematic Universe, dopo Avengers- Endgame), continuarsi a chiedere se in effetti quello a cui si è assistito non sia un sottotesto che verrà poi esplorato meglio nel corso della narrazione. I problemi non si limitano alla descrizione degli eventi ma, purtroppo, si estendono perfino alla analisi e descrizione dei personaggi. I tanto attesi Villain appartenenti ai diversi Universi risultanto scialbi, macchiettistici e, a volte, addirittura lontani dalle caratterizzazioni con cui li abbiamo conosciuti nelle opere di provenienza. Il Secondo, lungo, atto è incentrato sul tema della redenzione. L’azione si impoverisce e i dialoghi prendono il sopravvento. Questo andrebbe benissimo se supportati da una sceneggiatura coerente ma, purtroppo, così non è. Si arriva, sonnecchiando, ad un terzo atto in cui la summa di tutto quello che abbiamo visto dovrebbe esplodere in mille fuochi di artificio, ed è quello che effettivamente avviene. I nodi vengono al pettine e la resa dei conti è spettacolare, almeno nelle intenzioni, perché se la poetica di fondo e la forte sensazione di aver ritrovato gli ideali di sacrificio e altruismo che da sempre muovono le intenzioni del personaggio, dall’altra i movimenti di macchina di Jon Watts risultano confusi, poco ispirati e per nulla degni della spettacolarità che il momento richiederebbe, spesso ci si ritrova confusi e si fa fatica a capire cosa stia accadendo sullo schermo. Si avvertono, infine, sempre nella sopracitata sequenza di combattimento finale, alcune Vibes provenienti da Spider-Man 3 e The Amazing Spiderman 2 – Il potere di Elettro (che ricordiamo essere i film più bistrattati dell’uomo ragno), sensazione probabilmente catalizzata dalla massiccia presenza di antagonisti e in alcune scelte di coreografia. 

No Way Home ha il pregio di voler restituire una dimensione a Spiderman e Peter Parker, risultando quasi come una ammissione di colpa dei Marvel Studios che non sono riusciti, nei primi due film (in cui una scrittura pigra servita da tassello a quello che è il disegno più grande del Macrocosmo del Marvel Cinematic Universe), a fare quello che riesce, almeno in parte, a questo: Dare una dignità ed una profondità al personaggio. La figura del mentore diviene sempre meno presente e il senso di dovere nei confronti del mondo, e dei suoi cari, prende il sopravvento portando finalmente Spidey a capire che

“Da grandi Poteri derivano grandi responsabilità”.