Aloners (2021): Recensione

Aloners (Honja saneun saramdeul), recensione del film diretto da Hong Seong-eun. Uscito nelle sale sudcoreane il 19 maggio 2021

VOTO MALATI DI CINEMA 7 out of 10 stars (7 / 10)

In Concorso al 39°TFF anche il dramma Sud Coreano sulla crisi identitaria e l’appartenenza alla famiglia di Hong Seong-eun, Aloners.

Jina è la miglior dipendente di un call center di una società di carte di credito. Evita di costruire relazioni strette, scegliendo invece di vivere e lavorare da sola. Un giorno, il suo irritante vicino di casa viene scoperto morto. Da quel momento, tonnellate di relazioni che precedentemente ha deciso di ignorare, iniziano improvvisamente ad infastidirla. Da una parte il padre che non smette di perseguitarla per l’eredità di sua madre. Dall’altra Sujin, una nuova recluta, che è fastidiosa ma simpatica, fino al disinvolto Seonghun, il suo nuovo vicino di casa.

Aloners, a partire dal titolo è un film che riflette sul tema della solitudine nella società caotica, repentina, stimolante e asfissiante dell’oggi e più nello specifico di alcune realtà molto poco conosciute, come quella dei call center.

Il lavoro che Hong Seong-eun compie prima in scrittura e poi in regia è destinato alla realizzazione di un film nient’affatto convenzionale, piuttosto complesso, gelido e distaccato, proprio come la sua protagonista, Sujin (Jeong Da-eun che ha vinto il premio alla Miglior Attrice al 39 °Torino Film Festival). Il suo è un personaggio femminile come non se ne sono mai visti, o quasi, alla costante ricerca di una durezza e di una distanza emotiva rispetto al mondo che la circonda, poiché tutto è meglio se vissuto in solitudine.

Ciò che si dimostra estremamente interessante di Aloners è il contrasto tra la bravura con le persone per via telefonica di Sujin e la sua totale incapacità, o forse disinteresse, rispetto alla costruzione di legami veri nella realtà concreta dei fatti e delle persone.

Si potrebbe riflettere su questo film come fosse un’analisi spietata e cinica sulla protezione garantita e oggi abusata dei social, cellulari e computer che troppo spesso svolgono un ruolo di camuffamento dell’individuo, a favore di un avatar o di una presenza fittizia che è chiaramente altro dalla persona reale.

Non è un caso che tornino di tanto in tanto nel corso del film dei ricordi, attraverso battute di dialogo, di un tempo che è stato e che non è più. Un tempo nel quale ci si abbracciava e ogni emozione veniva condivisa in ogni suo minimo aspetto, un tempo che è svanito e che solo una macchina del tempo può permetterci di rivivere.

Aloners è un film complesso, silenzioso e gelido. Lo spettatore non può far altro che osservare e riflettere, senza mai trovare quel momento, o in altri casi quel personaggio con il quale entrare in contatto e percepire un’empatia o comunque un’emozione destinata a creare un legame.

Nel suo farsi continuamente distaccato e rigido, il film di Hong Seong-eun rischia di allontanare più che di avvicinare alla riflessione, poiché nei suoi novanta minuti di durata non è identificabile nemmeno uno spiraglio di speranza e luce. Ogni aspetto è filtrato da un sentimento di solitudine definitivamente cupa, statica e senza ritorno.

Interessante, ma non per tutti.