Nope (2022): Recensione

Nope, recensione del film scritto e diretto da Jordan Peele con protagonisti Daniel Kaluuya e Keke Palmer. Uscito nelle sale statunitensi il 22 luglio 2022

VOTO MALATI DI CINEMA 7.5 out of 10 stars (7,5 / 10)

Jordan Peele torna al cinema dopo aver sconvolto il mondo con Scappa-Get out prima e con Us subito dopo. Due film diversi ma accomunati da una visione orrorifica della società, che strumentalizza l’essere umano, trasfigurandolo fino a scomporlo in piccoli pezzi.

Con Nope continua la crociata di Pelee contro la mercificazione dell’uomo, contro la spettacolarizzazione e la messa alla berlina della vita, questa volta con un prodotto di fantascienza pura. Ma ridurlo a questo sarebbe ingiusto, perché in Nope c’è tanto di quel cinema da uscire fuori dai bordi. Talvolta in maniera splendida, altre volte eccessivamente estetizzante. Eppure il cinema del regista newyorkese continua a incantare, anche stavolta in cui decide di fare il grande passo ed uscire dalla sua comfort zone, semmai ne avesse avuta una.

Daniel Kaluuya, Brandon Perea e Keke Palmer in NOPE.
© 2022 UNIVERSAL STUDIOS. All Rights Reserved.

In un isolato ranch della California, una famiglia di allevatori di cavalli porta avanti l’attività che li ha resi “celebri” in tutti gli Stati Uniti: sono stati i primi ad addestrare cavalli per usarli nel cinema e nella televisione. A dire il vero il loro trisavolo è stato il primo essere umano della storia ad apparire in un video, a cavallo. Lo spettacolo è parte integrante della vita della famiglia Haywood ma tutto cambia quando il padre di Jill (Keke Palmer) e James (Daniel Kaluuya) muore in un modo assurdo: dal cielo cominciano a piovere strani detriti, l’uomo alza lo sguardo e finisce col ritrovarsi una moneta da un quarto di dollaro nel cervello. Sta succedendo qualcosa in quel deserto e i cavalli sono i primi ad accorgersene.

Come succede in Get Out e in Us, il film inizia con un incipit quasi banale, probabilmente incapace anche di catturare l’attenzione dello spettatore nel suo essere privo di carattere o di qualsiasi tipo di attrattiva a livello narrativo. E poi succede. Non sappiamo come Jordan Peele riesca ad avere intuizioni simili ma riesce a far succedere qualcosa. Strizzando palesemente l’occhio a Carpenter, il film cambia registro narrativo e registico e si trasforma in qualcosa di totalmente diverso, trascinando lo spettatore in un’odissea horror-sci-fi che nessuno si sarebbe aspettato. II regista afroamericano continua, come dicevamo, la sua crociata contro la società-spettacolo dei nostri tempi, usando stavolta il mondo della televisione come un vero e proprio mostro, in grado di fagocitare tutto e tutti. In grado, ad esempio, di sconvolgere la vita del giovane protagonista di una classica sit-com per famiglie degli anni ’80, trasformando quel set fatto di applausi e risate pre-registrate in uno scenario da film horror. Questa che vi abbiamo appena descritto, tra l’altro, è la sequenza più incredibile del film, un qualcosa che rimane negli occhi dello spettatore per giorni. Una roba talmente forte e spietata a livello comunicativo da fare due volte il giro e diventare il centro nevralgico del film, quasi fosse la matrice di tutto l’orrore che i protagonisti vivono nel presente.

Steven Yeun in Nope.
© 2022 UNIVERSAL STUDIOS. All Rights Reserved.

Eppure questo addentrarsi in un genere, quello sci-fi, non propriamente congeniale ai suoi “canoni”, fa incappare Peele in un paio di svarioni che non permettono al film di raggiungere l’eccellenza, almeno in una visione globale del prodotto. Il volersi quasi accanire nel dilatare la sequenza finale che inverte clamorosamente il climax e il mostrare palesemente “la cosa” che sta causando il finimondo nella cittadina Californiana, per esempio.

Nonostante queste piccole pecche, Nope rimane un prodotto di intrattenimento puro, pur mantenendo un esoscheletro fatto di una spietata critica alla società dello show-biz e di soluzioni registiche e narrative coraggiose e innovative. Va poi fatto un discorso a parte per il bravissimo Daniel Kaluuya, alla seconda collaborazione con Peele dopo Scappa-Get Out, che sfodera una prova sorprendente, recitando quasi completamente in sottrazione ed in totale contrapposizione con l’esuberanza del personaggio di Keke Palmer. La loro strana alchimia riesce a creare un ancor più strano mix tragicomico che rende il film un autentico calderone di stili e contenuti.

Nope è pregno di tante cose: di chiavi di lettura, di substrati narrativi, di stili registici e recitativi. E’ una creatura misteriosa che ti rapisce e ti inchioda alla poltrona. E’ un otto volante fatto di polvere, sangue e macchine da presa, la vera arma per combattere ciò che non si riesce a comprendere.

E se qualcosa non si riesce a comprendere cosa si può fare? Semplice, si cerca di filmarla e di guadagnarci dei soldi, anche a costo della propria vita.

Ragionate su questo: Nope, in fondo, è tutto qui. Godetevelo.