Io sono tuo padre (2022): Recensione

io sono tuo padre

Io sono tuo padre (2022): Recensione

Io sono tuo padre, recensione del film diretto da Mathieu Vadepied con protagonista Omar Sy. In uscita nelle sale italiane il 24 Agosto 2023.

VOTO MALATI DI CINEMA 7 out of 10 stars (7 / 10)

© Photo : Marie-Clémence David
© 2022 – UNITÉ – KOROKORO – GAUMONT – FRANCE 3 CINÉMA – MILLE SOLEILS – SYPOSSIBLE AFRICA

Io sono tuo padre, titolo italianizzato della pellicola francese “Tirailleurs” che diventa nella versione internazionale “Father & Soldier” è il secondo lungometraggio del regista e attore francese Mathieu Vadepied. Il film racconta l’epopea di un padre, Bakary Diallo (interpretato dalla star d’oltralpe Omar Sy molto convincente al suo primo ruolo drammatico).

Nella fase più critica della Prima guerra mondiale, la Francia cerca con ogni mezzo nelle sue colonie africane, giovani forti per trasferirli in Europa a combattere con la promessa di concedere loro onore e cittadinanza francese. Bakary, per salvare il figlio diciassettenne Thierno (Alassane Diong) si finge in età da soldato per potersi arruolare e sorvegliarlo da vicino, cercando di riportarlo in seno alla famiglia e al villaggio cui appartiene sano e salvo.

La fotografia di Luis Armando Arteaga gioca un ruolo importante per scandire i due mondi contrapposti. Se all’inizio è solo luce e colori è perché siamo in Africa e si respira una dignitosa povertà in assenza di conflitto. Invece in trincea, nel logorio della battaglia di posizionamento, tutto diviene scuro, tetro, buio come se si stesse per attraversare un lungo tunnel pieno di insidie che non permettono di vedere se alla fine giungerà la salvezza e di nuovo si potrà tornare a respirare la pace.

Un film asciutto che predilige i fatti, le ricostruzioni degli schieramenti, le dinamiche cameratesche, le logiche di potere e le strategie di salvezza. Solo sul finale i toni si smorzano, prevale un tocco di poesia, la riflessione si fa saggia e con una metafora si ricorda che bisognerebbe mantenere, in qualsiasi circostanza la vita ci ponga, un briciolo di umanità e non azzerare mai la compassione che ci eleva dalle bestie feroci e ci onora dell’etichetta di esseri superiori dotati di intelletto e sensibilità. Bakary, a costo di mettere in pericolo la sua stessa vita, mette in salvo una volpe impaurita e intrappolata nel filo spinato che circonda l’accampamento. La stessa volpe tornerà come benedizione finale a visitare la tomba del Milite Ignoto fortemente voluto dal Governo Francese ai piedi dell’Arc du Triomphe in segno di gratitudine e riconoscenza per tutti i soldati morti in guerra per difendere la Madre Patria.
Il regista affida a Bakary che non ha avuto la fortuna di ritornare vivo dall’esperienza bellica parole che sono il testamento morale che un padre lascia in eredità a colui che ha di più prezioso al mondo, quel figlio che ha cercato di difendere prima e meglio di sé stesso senza se e senza ma.

Un film che interroga lo spettatore circa la potenza dei legami di sangue, la scoperta di quelli che ci legano a coloro i quali condividono con noi le stesse tragiche esperienze, i dolori che ci fanno crescere e diventare uomini e l’assurdità della guerra che rimane tale nei secoli dei secoli eppure non si riesce a debellare ancora oggi che viviamo un mondo globalizzato e interconnesso e i confini hanno mutato essi stessi di significato.

Un film ben diretto e ben interpretato da un cast ispirato e motivato anche dall’ appartenenza etnica che parla di temi antichi che sono ancora tristemente attuali.