Il più bel secolo della mia vita (2023): Recensione

il più bel secolo della mia vita

Il più bel secolo della mia vita (2023): Recensione

Il più bel secolo della mia vita, recensione del film diretto da Alessandro Bardani. In uscita il 7 Settembre 2023.

VOTO MALATI DI CINEMA 8 out of 10 stars (8 / 10)

Il più bel secolo della mia vita è la trasposizione cinematografica di una pièce teatrale dello stesso regista Alessandro Bardani che la scrive con Luigi Di Capua.

Il film affronta un tema delicato, facendo attenzione ad utilizzare i giusti toni e le corrette modalità per non rischiare di urtare la sensibilità dei soggetti coinvolti, i figli non riconosciuti alla nascita e le madri naturali che hanno scelto di non prendersi cura di loro. Si erge in punta di piedi, senza fare troppo rumore, ma evidenzia l’iniquità di una legge assurda, desueta e obsoleta che lede il diritto del figlio abbandonato di risalire all’origine della sua storia e lo espone anche ad un rischio sanitario per l’impossibilità di conoscere le condizioni cliniche del genitore biologico che potrebbero esporlo a malattie genetiche e/o ereditarie.

Il protagonista della storia è Gustavo Diotallevi, un arzillo centenario ancora desideroso di vivere appieno la vita. E’ un figlio abbandonato alla nascita (un cosiddetto N.N) e condivide con Giovanni il triste destino che li fa essere compagni di culla come si suol dire in questi casi. Gustavo è interpretato da un Sergio Castellitto che conferma la sua bravura di attore poliedrico che riesce a giocare su differenti registri, passando dai toni più irriverenti e scanzonati a quelli più seri e riflessivi con una naturalezza che è la cifra dei grandi. Grazie ad un eccellente trucco prostetico merito del talentuoso Andrea Leanza la vicinanza all’età anagrafica del personaggio è pressocché totale.

Il coprotagonista Giovanni è un Valerio Lundini che, nel ruolo di un giovane impacciato che crede di essere stato ingannato dalla sua famiglia che invece lo ha protetto per l’amore sconfinato che nutre nei suoi confronti, se la cava decisamente bene.

Giovanni è un rappresentante della FAeGN (Figli Adottati e Genitori Naturali) che si batte perché la cosiddetta legge dei cento anni venga cambiata affinché sia in grado di tutelare il sacrosanto diritto all’anonimato della madre che sceglie di non riconoscere il figlio ma che nel contempo tuteli il legittimo desiderio del figlio di conoscere il suo passato perché “chi ignora le sue origini è destinato a rimanere un uomo incompleto”.

Gustavo ha raggiunto il traguardo dei cento anni e può finalmente accedere a quel fascicolo che gli consentirà di scoprire le informazioni personali che riguardano la sua nascita. Una cartella che custodisce come uno scrigno segreto la mappa che può condurlo al bene più prezioso.

La mamma che ci ha messo al mondo, anche se non ha avuto la forza e il coraggio di tenerci con sé, merita un gesto gentile come quel fiore rubato e deposto accanto alla foto sulla tomba al pari di una carezza che non si può più dare e, purtroppo nemmeno ricevere, ma che racchiude tutte quelle di cui entrambi avrebbero avuto bisogno e che sono mancate.

L’uso sapiente del bianco e nero per rappresentare il passato doloroso del collegio ma anche i fasti di un’epoca vissuta tra balli, corse sfrenate in macchina e belle donne da corteggiare per sentirsi vivi e con il mondo in pugno crea un contrasto efficace con il colore di un presente che può ancora essere luminoso e regalare forti emozioni.

La legge n. 184 del 1983 (sebbene modificata e migliorata dalla legge n. 149 del 2001) consente solo a chi ha avuto la fortuna di festeggiare il suo centesimo genetliaco il privilegio di accedere al proprio fascicolo con l’unica evidente certezza di poter abbracciare solo una lapide.

Proprio l’associazione “FAeGN” si spende per la modifica della legge attuale per consentire a queste persone più sfortunate di riuscire a provare la meravigliosa esperienza di essere coccolati da chi ha donato loro la vita e ha magari pensato che abbandonandoli avrebbe donato loro una vita migliore di quella che avrebbero potuto offrire loro stessi.

Lo scopo principale di questa battaglia è quella di mettere al centro la triade genitori adottivi- figli adottati- genitori naturali affinché si riesca a tutelare le sensibilità e i diritti di questi tre soggetti in modo equanime.

Nonostante la prima stesura del nuovo testo sia stato approvato alla Camera nel giugno del 2015 si è ancora in attesa della discussione in Senato.

Il film diverte, commuove, sprona al dibattito, punta un riflettore su un tema poco presente nella discussione civile e che può invece accelerare l’iter legislativo affinché si arrivi presto ad una legge che tuteli gli interessi di tutti i soggetti coinvolti.

Un film delicato che parla allo spettatore in maniera gentile, lo invita ad approfondire la tematica, lo intrattiene in modo garbato senza mai annoiare e lo congeda con un finale forse troppo sdolcinato ma pregno di sentimento e con l’accompagnamento musicale della nuova canzone di Brunori Sas dalle bellissime parole che lo incollano alla poltrona per tutta la durata dei titoli di coda.