Oppenheimer (2023): Recensione
Oppenheimer (2023): Recensione
Oppenheimer, recensione del film diretto da Cristopher Nolan con protagonista Cillian Murphy, basato sulla biografia Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica. Il trionfo e la tragedia di uno scienziato. Uscito nelle sale statunitensi il 21 Luglio 2023.
Credit Photo: Universal Pictures. All Rights Reserved.
VOTO MALATI DI CINEMA (10 / 10)
We passed upon the stair
We spoke of was and when
Although I wasn’t there
He said I was his friend
Which came as a surprise
I spoke into his eyes
I thought you died alone
A long long time ago
Oh no, not me
We never lost control
You’re face to face
With the man who sold the world
Cosa pensereste se vi trovaste davanti “l’uomo che ha venduto il Mondo”? Anzi, per dirla meglio “l’uomo che ha condannato il Mondo”. Il tema principale di Oppenheimer è questo: cosa definisce un uomo? Qual è la misura in cui possiamo ritenerlo o meno una brava persona?
J. Robert Oppenheimer viene ricordato da sempre come il padre della bomba atomica. Ma era questa la sua intenzione? Creare la più devastante arma di distruzione di massa che l’uomo abbia mai concepito? E chi era l’uomo dietro allo scienziato? Oppenheimer il comunista, il marito, l’amante, il pessimo padre, lo scienziato, il traditore, la spia. Oppenheimer il genio. La forza catalizzante di un’idea, quella di imbrigliare il potere fondamentale dell’universo col solo scopo di annientare, distruggere, devastare. La mente dietro al più grande crimine contro l’umanità che si sia mai perpetrato.
Christopher Nolan indaga la sua vita attraverso gli occhi implacabili della storia. Prende una posizione da subito: netta, irrevocabile, perentoria. Quella di condannare l’operato di Oppenheimer e di tutti gli scienziati che hanno preso parte al progetto Manhattan, dei pezzi grossi che l’hanno commissionato e di quelli che, nel corso degli anni, hanno contribuito ad ampliarne le scoperte che hanno portato il mondo ad essere un calderone atomico pronto ad esplodere. Ma non lo fa lasciando trasparire il suo pensiero. Lo fa semplicemente mettendoci davanti agli occhi i fatti: Documentati, studiati e analizzati ma soprattutto vissuti dolorosamente sulla pelle di tante persone. Persone che si sono rese conto di ciò che stava accadendo quando ormai era troppo tardi. Tutte tranne una, Oppenheimer. Lui aveva capito subito che le sue azioni avrebbero avuto conseguenze catastrofiche per la storia dell’uomo. Eppure non si è fermato. Perché?
Fino a dove si può giustificare la responsabilità di una creazione così tremenda attraverso il successo scientifico e l’adempimento ai propri doveri? Questo è il punto centrale di quello che, probabilmente, diventerà uno di quei film capaci non solo di raccontare una storia, ma di scriverla. La grandiosità che si respira ad ogni inquadratura, ad ogni dialogo, in ogni singolo fotogramma a volte atterrisce. E parlare di un film del genere non è facile, soprattutto quando ci si ferma a ragionare per qualche istante.
Vi renderete conto che, durante la vostra vita, durante la vita di chiunque in realtà, se si è fortunati, accadrà al massimo due o tre volte di assistere all’uscita di un film come Oppenheimer. Una pellicola tecnicamente perfetta nel ritmo della narrazione, volutamente dilatato su due distinti piani temporali. Perfetto nella regia, elegante, misurata e a tratti spietata. Una vetta artistica con cui Nolan setta dei nuovi standard, difficilmente eguagliabili. Perfetto negli interpreti, tutti, nessuno escluso (di un cast che solo a leggere i nomi fa girare la testa). Seppur andrebbe fatto un discorso a parte per la performance straniante di Cillian Murphy, in grado di restituire un ritratto mostruoso e al contempo umanissimo di un personaggio immenso e così poco decifrabile. Perché ognuno di noi cercherà di elaborare un giudizio o, quantomeno, di farsi un’opinione sui fatti che vengono raccontati. Sull’uomo Oppenheimer. Sull’operato degli Stati Uniti d’America durante la seconda guerra mondiale. Sull’esigenza, semmai ci fosse stata, di creare un’arma in grado di mettere fine ad ogni conflitto. Ma come si può mettere fine ad una guerra continuando a creare armi sempre più potenti? Perché un’arma rimane un’arma e difficilmente rimarrà soltanto un deterrente. E di questa arma si parla per tutto il film. Si avverte la sua presenza e Nolan vuole che il pubblico pensi alla bomba, costantemente. Vuole che la tema ma soprattutto che ne tema gli effetti. Nolan pretende che venga compresa la grandezza dell’operato di Oppenheimer e del suo team con la stessa determinazione con la quale vuole che ne venga compresa la gravità. E per farlo si avvale di una coscienza silenziosa la cui presenza, insieme a quella della bomba, si avverte per tutto il film, anche e soprattutto quando non è in scena. Magari avete visto la sua foto su qualche poster, mentre fa la linguaccia.
Ispirandosi al bestseller vincitore del Premio Pulitzer American Prometheus, Nolan scava nei meandri della storia, ci trascina dentro di essa e, attraverso sequenze che entreranno nella storia dell’industria, elabora quello che, senza ombra di dubbio, è il più grande film storico mai concepito. Un colossal della cui reale portata ci si renderà conto fra trenta o quarant’anni, quando si parlerà di Oppenheimer con gli stessi termini di cui oggi si parla di Quarto Potere, de Il Padrino o Pulp Fiction.
Siamo semplicemente di fronte al film dell’anno. Un evento cinematografico imperdibile che nessuno dovrebbe nemmeno pensare di mancare e l’unica occasione che avrete per assistere ad una delle più grandi storie mai raccontate. Pur nella sua atrocità.
“Sappiate che il vostro peccato vi raggiungerà.” (Nm 32, 23)