VOTO MALATI DI CINEMA (8 / 10)
Una madre sola è costretta a chiedere aiuto alla famiglia del padre di suo figlio quando si rende conto che gli episodi di aggressività fisica diventano sempre più frequenti e sono sempre meno arginabili. Martin all’apparenza è un bel bambino educato e dolce ma nasconde un terribile destino.
La madre lo ha concepito con Patrick ma non sono potuti rimanere insieme. Si scopre che tutti i figli maschi di quella famiglia hanno squilibri ormonali e hanno la tendenza, se non corretta in tempo e con i giusti metodi, di palesare aspetti fisici e comportamentali tipici dei lupi. L’incontro con i suoceri alterna momenti di dolcezza e comprensione a scatti d’ira, a momenti tensivi e veri e propri scontri anche fisici. La madre Elaine non si rassegna all’evidenza di aver generato un figlio che non ha solo caratteristiche umane e tenterà in ogni modo e con ogni mezzo di cercare una strada alternativa per non dover cedere e rassegnarsi.
Quando però scopre che i maschi di questa famiglia per sopravvivere sono costretti anche a fare dei sacrifici umani si troverà costretta a non trattenerlo a sé con la paura che l’istinto animale abbia il sopravvento. Prenderà la dolorosa decisione di spingerlo verso la natura perché la sua trasformazione avvenga finalmente senza impedimenti e coercizioni e sia completamente libera di esprimersi esattamente come avvenne per il padre biologico.
Wolfkin è un film che si serve di una trama fantastica e surreale ma con l’aggiunta lieve di una vena di poesia riuscendo a parlare in maniera delicata di tematiche profonde sebbene la stragrande maggioranza di scene sia di cruenta violenza.
L’amore filiale che supera e trascende qualsiasi ostacolo, la possibilità economica e il lustro del nome che si porta per nascondere le più terribili nefandezze, il rapporto di sottomissione delle donne in relazione a uomini potenti e pericolosi.
La pellicola si apre e si chiude con una nota di particolare dolcezza. L’amore, qualunque esso sia quando è puro e sincero vince su tutto.