Saw X (2023): Recensione

Saw X

Saw X (2023): Recensione

Saw X, recensione del decimo capitolo del franchise di Saw, diretto da Kevin Greutert. Nelle sale italiane dal 25 Ottobre 2023.

VOTO MALATI DI CINEMA 5 out of 10 stars (5 / 10)

Credit Photo: Alexandro Bolaños Escamilla

Posizionato tra gli eventi del primo “Saw – L’enigmista” e il secondo film “Saw II – La soluzione dell’enigma”, in “Saw X” ritroviamo John Kramer ancora vivo ma malato terminale di cancro al cervello. In un gruppo di autosostegno viene intercettato da un complice di una banda criminale che sfrutta la vulnerabilità di chi sa di dover morire per fare soldi promettendo cure miracolose e interventi risolutivi.

Scoperto l’inganno e il gioco macabro che è stato ordito a scapito di persone deboli e indifese ma soprattutto per il fatto di essere stato egli stesso truffato imposta una delle sue epiche vendette avvalendosi della sodale Amanda.

Spinto all’azione da un nuovo obiettivo, il famoso serial killer torna al suo abituale “lavoro”, incastrando i truffatori nel suo tipico modo attraverso trappole subdole, squilibrate e ingegnose.

In questo nuovo tassello della saga i produttori tornano indietro nel tempo. John Kramer ritorna ad essere vivente e torna ad essere interpretato da Tobin Bell. Torna ad essere quello che è sempre stato in precedenza prima della morte. Un ingegnere diabolico che inventa degli strumenti di tortura che però lasciano sempre una via di fuga alla vittima di turno se quest’ultima possiede il coraggio, l’intelligenza e la freddezza di scegliere la modalità corretta per potersi salvare senza perdere tempo prezioso.

La scrittura del personaggio di Kramer è riuscita in quanto siamo ammirati dalla costruzione delle torture e siamo anche portati a propendere dalla sua parte perché le vittime sono state a loro volta carnefici di qualcun altro e non hanno mostrato alcuno scrupolo al riguardo e nessun rimorso di coscienza.

Sono molte le scene disturbanti, il sangue scorre copioso e alcune dinamiche costringono lo spettatore a distogliere lo sguardo per sopportare il raccapriccio o il ribrezzo che sono destinate a suscitare alcune scene splatter.

La grande vera pecca del film è il trascinamento di un copione che non ha molti guizzi creativi in quanto lo schema principale rimane quello di vendicare dei torti subiti infliggendo pene corporali a chi ha ingannato per il solo riprovevole scopo di un arricchimento personale e nell’invenzione dei giochi che possono determinare la scappatoia che consenta una via di fuga verso la salvezza.

La forza del film, invece, è aver riportato al personaggio principale l’interpretazione di Bell e l’azione che rimane serrata nonostante la prima parte sia più lenta perché man mano prende un abbrivio che consente di non annoiare nonostante sia inevitabile pensare che tutti vengano sottoposti allo stesso scontato schema punitivo.