Mi fanno male i capelli (2023): Recensione
Mi fanno male i capelli (2023): Recensione
Mi fanno male i capelli, recensione del film diretto da Roberta Torre con protagonisti Alba Rohrwacher e Filippo Timi. Presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma e disponibile nelle sale italiane il 20 Ottobre 2023.
VOTO MALATI DI CINEMA (7 / 10)
Roberta Torre sceglie di rendere omaggio alla grande icona del cinema italiano recentemente scomparsa Monica Vitti senza per questo avvalersi del genere biografico.
Ambienta il suo “Mi fanno male i capelli” che cita, fin dal titolo, un successo interpretato dalla diva del cinema degli anni 60 in una cittadina del litorale laziale romano dove la protagonista che porta lo stesso nome passa le sue giornate accudita dal marito. Sebbene ancora giovane e piacente la Monica della finzione soffre di dimenticanze sempre più severe fino all’incapacità di distinguere il vero dall’immaginario, il reale dal sogno. Vive la vita in una bolla, protetta dall’amore sconfinato del compagno che la lascia libera di giocare e di interpretare chi crede di essere senza giudizio o rimprovero e fregandosene del parere degli altri, sospendendo logica e buon senso. Assistiamo ad una serie di travestimenti che riportano ai meravigliosi costumi di scena, alle sequenze di film cult entrati nella storia della filmografia, alle battute emblematiche, agli sketch memorabili, a tutto un repertorio ricco di suggestioni e ricordi di una bellezza struggente e dal fascino immortale.
Monica, personaggio di finzione, diventa l’alter ego terreno e vivente di un’attrice simbolo di un’epoca.
L’intento di ricordare Monica Vitti nella sua grandezza di artista tralasciando l’aspetto umano e privato risulta essere parziale e incompleto.
Siamo spaesati dal seguire una storia di invenzione che invece sappiamo purtroppo avere molta attinenza con la realtà dei fatti.
La cronaca ci riporta infatti la lunga e dolorosa malattia che ha affrontato l’artista nei suoi ultimi anni di vita, protetta e tutelata dal compagno di vita che ha saputo preservarla dall’invadenza della stampa interessata a rendere pubblici anche gli aspetti privati e intimi di chi è un personaggio noto.
Ci si domanda se questa operazione sia dettata da pudore, reverenza, tatto, discrezione o semplicemente non sia importante la vita quotidiana financo nelle sue debolezze e miserie se questo potrebbe intaccare il sogno di un’attrice intramontabile, anticonvenzionale, di rottura, che ha cambiato il modo di recitare determinando un cambio di passo e un positivo distacco rispetto alla rappresentazione del ruolo delle attrici prima del suo avvento sulle scene.
Un film coraggioso, che non ha timore di essere frainteso, non compreso, travisato ma rimane molto labile e immaginifico, un film che sperimenta un modo diverso di raccontare cambiando la solita prospettiva e determinando un modo di far rivivere il passato senza puntare il focus su quello che è realmente accaduto ma lasciando che i riflettori rimangano fissi sul lato strettamente artistico e pubblico senza aver bisogno di indagare anche la sfera intima e privata.
Un gioco di specchi e rimandi interessante ma nel contempo anche molto straniante.
Di eccelso livello il lavoro sui costumi e le scenografie (Massimo Cantini Parrini per i primi, Anna Forletta e Flaviano Barbarisi per i secondi). Anche i contributi tecnici di montaggio (Paola Freddi) e sonoro (Shigeru Umebayashi) sono di grande valore.
Un film che pur essendo confezionato minuziosamente in tutte le parti che lo compongono e recitato da attori di grande talento non convince fino in fondo.