Inmusclâ (2023): Recensione

Inmusclâ

Inmusclâ (2023): Recensione

Inmusclâ, recensione del film diretto da Michele Pastrello. Disponibile in streaming su CHILI a partire dall'11 Dicembre 2023.

VOTO MALATI DI CINEMA 8.5 out of 10 stars (8,5 / 10)

La parola è d’argento ma il silenzio è d’oro… E quando il tacitare della voce lascia il posto alle immagini che divengono un grido primordiale, attraverso l’intima musicalità clautana della profonda vocalità fuori campo della poetessa Bianca Borsatti, Inmusclâ si palesa in tutta la sua occulta avvenenza; ultima opera del regista friulano Michele Pastrello, presentata il 5 agosto 2023 come film di chiusura alla 5° Edera Film Festival, è un urlo che proviene dall’inconscio, dal non detto.

Non è certo la prima volta che Pastrello delizia l’occhio e l’orecchio dello spettatore con le sue preziose perle filmiche; con la sua prima opera Nella mia Mente, vince il primo premio al PesarHorrorFest nel 2006 e nell’anno 2008 gira il suo cortometraggio eco-horror “32”, premiato al ToHorror Film Festival; nel 2023 si aggiudica il primo premio all’Open Festival e ottiene una menzione speciale al MeetFilmFestival; nel 2018 con il suo The Little Child, chicca emozionale e intima girata lo stesso anno, Pastrello ottiene l’entusiasmante reazione del pubblico, vedendosi menzionato su Linkiesta e GreenMe.

Con Inmusclâ, Pastrello mette in campo quel che sarebbe riduttivo definirlo mediometraggio; la sua opera visiva si presenta dinanzi allo spettatore come un vero e proprio affresco psichico che mira e centra l’ interiorità dell’ astante con dolcezza agrodolce, diffondendosi in flashback intensi nella sua mente e lasciandolo vagare in un viaggio cerebrale tra misteriose lande junghiane, conducendolo fuori dalla sua zona comfort.

E’ stato preciso intento qui non voler fornire alcun tipo di sinossi o traccia narrativa per l’esplicazione dell’opera di Pastrello; ci si avvicinerà invece ad essa sfiorandola con le parole, così come lo stesso regista con ingegnose fior di dita si avvicina alla coscienza del suo pubblico, regalandogli un’ esperienza di ricerca interpretativa intima e individuale, attraverso la fluidità della sua macchina da presa, che sconfina dolcemente tra le naturali location selvagge ed innevate della Valcellina, dove le alture montane di Andreis,
Claut e Barcis (questi ultimi due comuni anche patrocinanti del film), si stagliano con i loro acri pendii rocciosi, impreziositi da nivea e pura morbidezza, e che come un eco sussurrano all’interiorità bambina di chi guarda, una poesia di perversa bellezza, quella nascosta nei meandri della psiche, battaglia conflittuale con l’ossessione della razionalità presente in ognuno di noi, che si aggrappa ai costoni dei traumi irrisolti della vita.

Medi e primi piani si susseguono come in un sogno reale, delineando sentieri senza direzione ( o forse si), dove vengono palesate sagome di guide oscure dal sapore dantesco, che percorrono assieme allo spettatore la via dell’ ignoto irrequieto e paradossalmente claustrofobico, sentimento principe, ravvisato in tutto lo scorrere della narrazione e che affiora dalla mimica espressiva di Lorena Trevisan. Occhi puri ma intrisi di paura e stanchezza che inneggiano all’ acqua del gelido torrente sono quelli della protagonista, agganciati da Pastrello in abbaglianti primissimi piani e riempiendo con abissale profondità l’inquadratura, trasformando l’ affascinante donna nella bambina sperduta alla ricerca di se stessa e alla risoluzione del trauma profondo che la pervade.

Ad impreziosire e sostenere la raffinata fluidità della diegesi filmica, ci pensano le profondità sonore di John Bartmann, Oib-Lix e Meydan, che scandiscono con i loro phatos tonanti la drammaticità delle sequenze.
Possenti e determinanti sono gli scatti curati dalla fotografia dello stesso regista, che imprigiona in un quadro al limite del surreale la natura selvaggia della vita, plasmandola ad una cornice fatta di tinte pacate e piene di sublime mistero, accompagnandosi con riprese aeree che regalano allo sguardo del pubblico, vedute piene di luminosità sovrannaturali.

Inmusclâ, saggio psichico visivo è un viaggio sensoriale, intimo , fatto di flashback senza confini, dove la fragilità e la forza resiliente inciampano e danzano tra loro, fuse in un abbraccio. Se si è alla ricerca di un sussulto psichico, l’ opera di Michele Pastrello, sarà una guida virgiliana che in un abbraccio misterioso condurrà lo spettatore ai confini più oscuri dell’ inconscio, fornendogli una personale chiave di lettura per aprire l’ intima porta dell’ essere, alla ricerca di una risposta che, come recita la saggia Bianca Borsatti nel suo musicale dialogare clautano, la nef eterne, la neve perenne, custodisce in un segreto il vero significato della vita.

“Chi che a in a provà pi de una al torna sempre sula so thàpigia. Como un’ Anema che a no la ciata Pas fin che a no la se senti solevada – Ciò che è rimasto ferito ritorna sempre. Come un’anima in Pena non ha pace finché non ottiene liberazione“ Cit. da Inmusclâ – S.Freud