The Beekeeper (2024): Recensione

The Beekeeper (2024): Recensione

The Beekeeper, recensione del film diretto da David Ayer con protagonista Jason Statham. Uscito nelle sale italiane l'11 Gennaio 2024.

VOTO MALATI DI CINEMA 6 out of 10 stars (6 / 10)

Photo Credit: Courtesy of Amazon MGM Studios
© 2024 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

L’apicoltura è una pratica che si perde nella notte dei tempi e ha permesso la nascita della civiltà. Senza il lavoro indefesso di queste piccole creature e la sapiente tecnica dell’uomo che ne incanala gli sforzi l’umanità non avrebbe potuto esistere perché sarebbe stata priva del necessario sostentamento alimentare.

Le api sono fra gli insetti più evoluti in natura e vivono strutturati in società molto ben organizzate, tra le più complesse e affascinanti di tutto il regno animale.

Perché questa società funzioni e non crei disequilibri dannosi ogni componente deve attenersi al suo compito precipuo e collaborare fattivamente per il compimento della salvaguardia e il benessere dell’intera comunità.

Anche nella società umana se tutti collaborano ciascuno per le proprie competenze e peculiarità ma soprattutto non prevaricano e non schiacciano coloro i quali sono più deboli e indifesi non subentrano problemi.

In The Beekeeper una truffa ordita ai danni di persone anziane e sole attraverso un meccanismo che si insinua in modo subdolo e vigliacco nella rete per carpire informazioni e dati sensibili costituisce l’innesco per l’azione.

Ad impersonare il buono che si fa cattivo e spietato per riportare l’ordine c’è Jason Statham che interpreta Adam Clay, un apicoltore in pensione calmo e riflessivo e amorevole con il vicinato.

Quando proprio una sua cara amica e vicina rimane vittima di una truffa informatica che la lascia con i conti privati e anche quelli di un’associazione benefica che gestisce a zero portandola a compiere un gesto estremo, la sua sete di vendetta si risveglierà. Solo a questo punto scopriamo che in realtà il lavoro di apicoltore è solo una passione, un modo per disintossicarsi dal vero lavoro che lo ha impegnato per molto tempo.

Adam era un agente speciale appartenente ad un nucleo segreto chiamato proprio beekeper con il compito preciso di perseguire coloro i quali sovvertono l’ordine pubblico avvalendosi di ogni mezzo.

In questo caso i suoi trascorsi lavorativi verranno traslati nel privato e tutto il proseguio del film sarà un unico combattimento che lo vedrà contrapposto non soltanto a chi ha commesso il crimine ma anche agli agenti dell’FBI che non possono tollerare che si ponga fine alla criminalità utilizzando gli stessi biechi strumenti di sopraffazione e violenza. Per contrastare il crimine e assicurare alla giustizia i criminali esistono le leggi e i suoi rappresentanti devono esigerne il rispetto senza prevaricazioni.

Il personaggio di Adam gode di una buona scrittura. E’ costruito perché il pubblico si affezioni e parteggi per lui anche se compie azioni violente e poco consone al bene. Quando si persegue il fine di proteggere la società sana tutti i mezzi sono validi.

Sebbene le interminabili sequenze di lotte sanguinarie tra gli schieramenti opposti siano ben costruite la noia è sempre dietro l’angolo. Non si viene quasi mai sorpresi. E’ difficile, se non impossibile, credere che possa esserci per il protagonista una fine infausta. Le scene sono al limite della credibilità. Interessante che il protagonista uccida senza utilizzare per primo le armi ma se ne serva come oggetti contundenti o li utilizzi solo dopo averle sottratte ai legittimi proprietari. Siamo in presenza di un cavaliere forte e coraggioso che è mosso da scopi nobili e gli si perdona tutto.

Un film che è costruito unicamente sull’azione e si sofferma ben poco nell’analisi della società, sulla psicologia dei personaggi. Demanda tutto all’adrenalina di scene forti e alla velocità di esecuzione delle stesse, tarpandogli un pò le ali e costringendolo nel clichè del revenge movie.