Il grande salto (2019): Recensione

Il grande salto, recensione del film diretto da Giorgio Tirabassi con protagonisti lo stesso Tirabassi e Ricky Memphis. Uscito nelle sale il 13 giugno 2019

VOTO MALATI DI CINEMA 6 out of 10 stars (6 / 10)

Nello (Ricky Memphis) e Rufetto (Giorgio Tirabassi), dopo quattro anni di carcere per rapina, ci riprovano. Ma ogni tentativo si rivela, per maldestrezza o sfortuna, un autentico fallimento.
Dopo l’ennesimo disastro, braccati anche dalla “mala”, decidono di fuggire. Infine, dando seguito al consiglio della moglie di Rufetto, vanno in pellegrinaggio per chiedere un miracolo. Ne ottengono uno, ma al contrario. Eppure ne sapranno trarre beneficio.

Giorgio Tirabassi, bravo e popolare attore, esordisce alla regia cinematografica con un racconto agrodolce che per struttura e narrazione si rifà alla gloriosa commedia all’italiana degli anni ’50 e ’60. Ma, ovviamente, gli manca la mano dei vari Monicelli e Risi, maestri nel dosare cattiveria e indulgenza.
Tirabassi, invece, cede troppo alla malinconia e finisce per depotenziare la verve dei suoi protagonisti, a cui manca il brio cialtronesco dei propri antenati cinematografici.
Nello e Rufetto non appaiono spensierati ma insopportabilmente sconfitti. “Il grande salto”, perciò, più che un tentativo di arricchirsi, è un modo per riscattarsi.
Insomma, c’è molto dell’Italia declinante di oggi. Ed è proprio per questo che anche nelle scene comiche si ride assaporando un retrogusto eccessivamente amaro. Ma è anche la ragione per cui si entra subito in empatia con i protagonisti.

Ottimo il duetto attoriale Tirabassi-Memphis nei panni di due amabili perdenti; meno il ritmo della narrazione a tratti discontinuo.
Buona la sceneggiatura sebbene la scena finale appaia come una forzatura e vi sia qualche altra incoerenza sparsa qua e là (soprattutto nel personaggio del suocero di Rufetto, che prima lo spinge a mettere la testa a posto e dopo lo raccomanda ad un boss della mala per un lavoretto).

La borgata romana torna protagonista, stavolta depurata dalle tragedie e dalle inopportune mitizzazioni dei cattivi. Torna per un racconto arricchito dai cammei di Marco Giallini e Valerio Mastrandrea, rispettivamente nei panni di un capo rom e di uno stralunato impiegato postale.

Giorgio Tirabassi, al di là di alcune incertezze, ha comunque realizzato un film di discreta fattura che intrattiene e coinvolge al punto da far tifare per Nello e Rufetto anche nei loro goffi tentativi criminali. Perché, a prescindere dalle loro gesta, i due, da buoni personaggi della commedia all’italiana, incarnano credibilmente il sentire comune finendo per essere i noi stessi di questa epoca con gli inevitabili carichi di incertezza e precarietà.