Cetto c’è, senzadubbiamente (2019): Recensione

Cetto c’è, senzadubbiamente, recensione del film diretto da Giulio Manfredonia con protagonista Antonio Albanese. Uscito nelle sale il 21 novembre 2019

VOTO MALATI DI CINEMA 6 out of 10 stars (6 / 10)

Questo film è il terzo della serie dei “Cetto”, ma rientra all’interno del filone dei “nuovi mostri”, ovvero quei personaggi omofobi, sessisti, razzisti e truffaldini che facevano proprio schifo come quelli di Checco Zalone di Cado dalle nubi, o come Ruggero de Ceglie (Francesco Mandelli) ne I soliti idioti che sembra Freddy Krueger in Nightmare o come Italiano Medio di Maccio Capatonda. Insomma, quei “nuovi mostri” che hanno delle radici comiche più nobili nel cinema italiano. A proposito di radici nobili, questo Cetto è proprio alla ricerca di una “nobiltà” per affermarsi come monarca, ma questo verrà spiegato meglio in seguito.
Cetto rientra all’interno di queste maschere tipicamente italiane che rappresentano il borghese medio ignorante, cafone, razzista, omofobo che disgustano ai più, ma che al contempo descrivono quel mostro che possiamo trovare dietro l’angolo. Il primo Cetto usciva al cinema nel 2011, storicamente è l’anno dello scandalo delle Olgettine in cui Silvio Berlusconi era coinvolto.

Il primo Cetto ottenne 11 milioni di euro di incassi, nel secondo invece Antonio Albanese ha accompagnato Cetto ad altri personaggi, e quindi fu un film più “trasformista”, elaborando altri due personaggi ottenendo un incasso di 8 milioni di euro. Il secondo Cetto va inserito in quel periodo in cui c’era il governo Monti, e quel Cetto a differenza dell’ultimo è più al passo coi tempi, sicuramente è quello che ho apprezzato maggiormente poiché descrive in maniera più appropriata la realtà sociale e politica descritta.

Ma arriviamo al terzo Cetto, “senzadubbiamente”, che viene presentato come una specie di dittatore sudamericano che spara, ma biondo emigrato in Germania che canta in un locale di sua proprietà. Questo è l’esordio del terzo film. Un inizio che sembra promettere tante risate e tanto divertimento visti gli scorsi e la situazione politica italiana attuale, ma la delusione è evidente sia dalle prime battute che sono le stesse dei film precedenti.
Per una questione di ordine fiscale, Cetto decide di rientrare in Italia. Il personaggio rappresenta il politico italiano di ora, uno qualunque. E a differenza degli scorsi rientra un po’ in quella logica di Poveri ma ricchi di Fausto Brizzi che risponde a tale quesito: Ma se ci fosse in italia la monarchia, cosa succederebbe? Per dirla alla Cetto: “Viva la monarchia e ‘nto culo a Cavour”, questa è la risposta.

L’espediente narrativo per lo sviluppo della trama consiste nel trovare radici nobili in Cetto. E se Cetto avesse delle origini nobili? A prescindere la dinastia regale nel lignaggio di Cetto, lui fa sempre le stesse cose degli altridue protagonisti precedenti (è ignorante, è sessista, è razzista, è populista, è omofobo).
Indi per cui Il grosso difetto strutturale del film è che pur avendo dato un lignaggio regale al protagonista, il livello comico e le battute sono pressoché identiche a quelle precedenti. Cetto è uguale a sè stesso, è uguale ai precedenti ma il periodo storico è diverso. Questo rappresenta il limite più forte del film, oltre ad una lentezza narrativa non presente nelle precedenti pellicole.

Anche il discorso “politico” e di protesta finale in cui Cetto dice: “l’Italia è un Paese che amo (Berlusconi)” e “Un Cetto si aggira per l’Europa (riparafrasando Marx)” non risulta efficace nel dal punto di vista politico né da quello comico. Quindi il personaggio di Cetto c’è, senzadubbiamente è superato dalla nostra classe politica. Insomma, un personaggio che non si è evoluto come invece (in peggio ) ha fatto la nostra classe politica e la nostra società. Un Cetto che non entra nelle viscere come avevano fatti i precedenti, risultando una maschera di sé stesso.

Un riflessione sul concetto di eredità in termini psicologici

Dal punto di vista psicologico Cetto è ciò che in termini psicologici possiamo chiamare disturbo narcisistico di persona che ormai rappresenta il disturbo predominante della nostra classe politica, le cui caratteristiche sono evidenti che possono essere riassunte da una totale e completa incapacità di uscire da sé stessi e vedere l’altro in tutte le sue forme. Un concetto importante nel film è quello di eredità in termini psicologici. Cetto scopre di avere origini nobili e questo lo renderà Re. Successivamente scoprirà che era una farsa per ristabilire la monarchia in Italia e il personaggio Cetto dal punto di vista psicologico fa “fruttare” ugualmente una finta nobiltà per i propri interessi. Quindi se il personaggio riesce a valorizzare sé stesso a prescindere se è nobile o meno il film risulta deludente poiché non va al passo coi tempi. Cetto è uguale a sé stesso.