5 è il numero perfetto (2019): Recensione

5 è il numero perfetto, recensione del film scritto e diretto da Igort con protagonista Toni Servillo. Uscito nelle sale il 29 agosto 2019

VOTO MALATI DI CINEMA 7 out of 10 stars (7 / 10) 

Peppino Lo Cicero (Toni Servillo) se ne starebbe volentieri a casa, a godersi la pensione di “guappo” della camorra e a ripensare nostalgicamente ai bei tempi andati. Ma l’omicidio a tradimento dell’unico figlio Nino, “guappo” anche lui, lo costringe a rispolverare gli attrezzi del mestiere.
Perciò, sostenuto dal vecchio amico Totò ‘O Macellaio (Claudio Buccirosso) e dall’amante Rita (Valeria Golino), ridiscende nelle strade di una Napoli anni ’70 notturna e piovosa per scatenare una guerra contro tutto e tutti. Ma quanto più si avvicina al compimento della vendetta, tanto più comprende, nonostante l’inossidata abilità, di non essere più il killer di un tempo.

Igort (al secolo Igor Tuveri), fumettista di caratura internazionale qui all’esordio dietro la macchina da presa, trae dal suo omonimo graphic novel del 2002 un film dalle atmosfere noir-hard boiled con rapide sortite nella sceneggiata napoletana. Non mancano l’ironia e la declinazione narrativa filosofico-esistenziale rese particolarmente efficaci da un Toni Servillo talmente giganteggiante da oscurare persino una fuoriclasse del calibro di Valeria Golino (peraltro relegata ad un ruolo dal minutaggio troppo breve).

La forza di 5 è il numero perfetto, in ogni caso, risiede nell’aspetto puramente visivo, caratterizzato dalla eccellente fotografia di Nicolaj Bruel (Dogman di Garrone), dalle luci irrealistiche di suspiriana ispirazione e dall’uso scenico mozzafiato di una Napoli spogliata della propria iconografia “sole e pummarola” e rivestita di una fascinosissima mise fosca e caliginosa.
È, dunque, nel senso stretto della parola, un film “da vedere”, sin a partire dai titoli di testa psichedelici brillantemente accompagnati da un’azzeccatissimo brano prog rock.

Qualche difetto, invece, nonostante l’aggettivo del titolo, presenta l’aspetto narrativo, dal momento che nella sua parte centrale il film sembra non decollare rispetto alle premesse della prima parte, mancando di ritmo ed intensità adeguati. Ma è opportuno sottolineare che si tratta davvero di un difetto marginale che non inficia l’ottimo impianto generale del racconto.
Molto buona la sceneggiatura, che dà il meglio di sé nei monologhi off efficaci e misurati di Lo Cicero-Servillo.

Insomma, 5 è il numero perfetto è un film molto interessante; un’opera coraggiosa ed insolita nel panorama cinematografico italiano.
E la storia della discesa agli inferi dagli inferi di Peppino Lo Cicero di certo non lascerà indifferente lo spettatore; specie quando, verso la fine del film, la comparsa in scena di una copia del libro “Il gattopardo” parrà richiamare il protagonista ad un destino ineluttabile, testimoniato dalla sua frase più famosa ed emblematica: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.