I due papi (2019): Recensione
I due papi, recensione del film diretto da Fernando Meirelles con protagonisti Anthony Hopkins e Jonathan Pryce. Uscito su Netflix il 20 dicembre 2019
VOTO MALATI DI CINEMA (8 / 10)
Il papa, o i due papi?
Anthony Hopkins è Joseph Ratzinger (Papa Benedetto XVI), mentre Jonathan Pryce è Jorge Bergoglio (Papa Francesco) nella nuova pellicola di Netflix I due Papi, diretta da Fernando Meirelles.
La narrazione di questo film si concentra in spazi temporali precisi, ma raccontati in ordine sparso. Con precisione:
-L’elezione di Papa Benedetto XVI.
-L’elezione di Papa Francesco.
-Un lungo incontro tra Ratzinger e Bergoglio poco prima delle dimissioni del primo.
-La giovinezza di Bergoglio.
-Il periodo delle sparizioni (Desaparecidos) negli anni ’70 in Argentina.
Probabilmente avete già capito di che tipo di struttura narrativa stiamo parlando.
È una sorta di viaggio introspettivo nelle vite, passate e presenti, di queste due personalità chiave nella storia del cattolicesimo contemporaneo.
Tralasciando il fatto che Jonathan Pryce sia il sosia di Bergoglio…
Favoriti dal fatto che il film è studiato e girato come un’opera teatrale, sono tutti e due magnifici nei loro ruoli.
Hopkins porta un grande spessore la personaggio di Benedetto XVI, donando a quest’ultimo quella cupezza che tanto ci piace, e che abbiamo adorato nel personaggio di Hannibal Lecter.
Jonathan Pryce, invece, svolge il lavoro opposto, donando luce a Papa Francesco.
Ed è impressionante; sembra veramente che lo stia recitando Bergoglio in persona questo film. Oltre alla somiglianza e mimica facciale, anche i movimenti, gli sguardi, il tono della voce, tutto combacia perfettamente con il Papa che vediamo. Mettendola in altri termini, Pryce interpreta Papa Francesco esattamente come me lo immaginerei lontano dal pubblico.
E poi c’è Juan Minujín, che interpreta Bergoglio da giovane e da adulto, in una performance veramente clamorosa, piena di dettagli e soprattutto estremamente in linea con quello che è l’arco di sviluppo di Jorge Bergoglio durante tutta la sua vita.
La regia di Meirelles è curiosissima, oserei dire quasi “strana”.
Ha sbalzi di velocità allucinanti, dal lentissimo, al velocissimo, con acrobazie a livello audio e video, e soprattutto strizza moltissimo l’occhio all’architettura, e ai cutaway – avendo a che fare con l’arte ecclesiastica non potrebbe essere altrimenti.
Meraviglioso anche lo humor di cui il film è pregno, fantastico per due papi.
Per quanto riguarda la Cinematografia di César Charlone;
Non stupisce per niente, e non riesco a capire cosa avessero in mente e che risultato volevano raggiungere.
Fatto sta che è veramente una fotografia neutra e priva di bellezza, eccezione fatta per le sequenze in bianco e nero, che sono veramente magnifiche.
Il comparto audio – di Bryce Dressner (The Revenant – Redivivo, The Company Men, Mosse vincenti) – oltre ad essere usato saggiamente, cercherà di accompagnarvi attraverso ogni singolo stato d’animo dei personaggi; una goduria.
Non è un film che intrattiene, ma è un bel film.
Se avete voglia di vedere qualcosa di particolare e diverso, vale la pena dargli un’occhiata.