Odio l’estate (2020): Recensione
Odio l’estate, recensione del film diretto da Massimo Venier con protagonisti Aldo, Giovanni e Giacomo. In uscita nelle sale il 30 gennaio 2020
VOTO MALATI DI CINEMA (6,5 / 10)
Aldo, Giovanni e Giacomo sono tre sconosciuti che, a causa di un errore dell’agenzia viaggi, si troveranno a condividere la stessa villa, prenotata per le vacanze estive, insieme alle rispettive famiglie con tutte le conseguenze costituenti il motore di una commedia, che vede tornare, dieci anni dopo l’ultima collaborazione, la regia di colui che ha consacrato il trio nella storia della commedia italiana a suon di successi al botteghino e cult, Massimo Venier.
La scelta di tornare su questa regia evidenzia una chiara volontà di distaccarsi dai precedenti lavori in modo da rivendicare gli ottimi lungometraggi svolti in precedenza (come ad esempio Tre uomini e una gamba, Così è la vita, Chiedimi se sono felice) e un posto nella vetta della commedia italiana.
La trama, nella sua semplicità, è costruita su un concept che riesce a svilupparsi bene e ad approfondire tematiche interessanti, come ad esempio i rapporti familiari nelle diverse estrazioni sociali, in grado di avvolgere una grande generalità di pubblico.
Aldo, Giovanni e Giacomo, dopo alcune performance deludenti, tornano a brillare e far sorridere con una commedia pane e acqua ma, comunque, riflessiva riscoprendo il fatto di essere un evergreen della risata.
I personaggi secondari sono le rispettive famiglie dei protagonisti (con degli intervalli collaterali occupati da un ottimo Michele Placido) che, nonostante il discreto numero, sono ben dosati e armonizzati intorno alle ingombranti figure dei protagonisti (in fin dei conti il pubblico paga il biglietto per questi ultimi) riuscendo a completarli facendo ben funzionare la linea della trama.
La comicità, seppur abbia strappato non poche risate in sala, risulta un po’ sacrificata ai fini dello sviluppo delle tematiche e anche a causa del fatto che i personaggi, non conoscendosi all’interno della trama, perdono fluidità e spontaneità (da sempre il punto di forza del trio), essendo “costretti” a costruire il loro rapporto all’interno della storia.
Ben sapendo che ad oggi il futuro e le novità sono visti con diffidenza, la regia e la sceneggiatura si svolgono in una intelligente ordinarietà, rendendo omaggio al glorioso passato che ha segnato il trio comico con la collaborazione di Venier armonizzandolo nella realtà odierna.
In conclusione non si può che giudicare discretamente una commedia sana, ordinaria e che, nonostante a volte risulta un po’ frenata (forse troppo orientata verso i fan di sempre del trio), riesce comunque a invitarci ad una piccola riflessione e farci assaporare una “quotidiana allegria”.
(ph. ©Paolo Galletta)