The Witcher – Prima stagione (2019): Recensione

The Witcher, recensione della prima stagione della Serie TV distribuita in esclusiva Netflix e composta da 8 episodi

VOTO MALATI DI CINEMA 8 out of 10 stars (8 / 10) 

Un giorno all’improvviso, Superman diventò Geralt of Rivia, AKA The Witcher.
La prima, di quelle che saranno almeno 4 o 5 stagioni (3 sono già confermate) dell’adattamento cinematografico dell’opera di Andrzej Sapkowski, si è fatta attendere, ma è una vera bomba.

Onde evitare spoiler, mi limiterò ad essere il più riassuntivo possibile riguardo la storia;
Questa prima stagione si concentra sulle storie di tre personaggi: Geralt, Yennefer e Ciri – interpretati rispettivamente da Henry Cavill, Anya Chalotra e Freya Allan – e la loro introduzione.
Strutturalmente la storia si sviluppa su tre diverse linee temporali, all’apparenza completamente sciolte, anche per quanto riguarda l’ubicazione.
Una scelta molto coraggiosa che ripagherà; infatti, quando tutti i pezzi del puzzle si incastreranno, proverete una meravigliosa sensazione di completezza e soddisfazione.

In quanto opera fantasy, le fondamenta di questo genere hanno radici profonde su una e una sola cosa: Il World Building.
Tradotto sarebbe la “costruzione del mondo”, ovvero la cultura, la politica, le religioni, la geografia… e tutto quello che riguarda la costruzione di un mondo credibile.
Sotto questo punto di vista è ancora presto per pronunciarci; i romanzi sono otto… e questa è solo la prima stagione della serie.
Abbandoniamoci da subito al cliché: Game of Thrones, nella prima stagione vi sembra un mondo davvero così convincente?
Ecco, secondo me il discorso è proprio lo stesso.
Hanno solo gettato le basi; una sorta di prefazione narrativa e strutturale per quella che, tra un indefinito numero di stagioni, si rivelerà un’opera mastodontica e ricca di dettagli, proprio come GOT.

Anya Chalotra, in termini di recitazione, e sin dall’inizio, ruba tutta la scena.
Assolutamente favorita da un ruolo molto drammatico e originale, ma ad ogni modo una grandissima prova di recitazione; anche nei momenti più “morti” del suo personaggio è stata capace di portare “vitalità” e carisma, ma soprattutto ha saputo giocare con gli occhi, che sono probabilmente il tratto più caratteristico del personaggio di Yennefer.
Discorso opposto per il buon Superma… Cavill.
Per definizione, uno Witcher, è addestrato a provare meno sentimenti, oppure ad essere più freddo, oppure qualcosa del genere; capirete che, ritrovarsi con un personaggio da recitare “freddo”, è la peggior situazione in cui un attore possa ritrovarsi.
Per questo non mi sento di criticare Cavill; nei punti in cui al suo Witcher è concesso di mostrare le emozioni – perché, ricordiamo, i Witcher sono esseri umani mutati, quindi provano emozioni a tutti gli effetti – egli svolge un ottimo lavoro nel moderare il braccio di ferro tra l’anaffettività di uno Witcher, e i fortissimi sentimenti di Geralt.
Un grande lavoro anche da parte di Freya Allan, nonostante il suo personaggio non sia stato costruito adeguatamente in quanto non si trova quasi mai dinanzi a una scelta, e anche da parte di tutti gli altri personaggi secondari, in particolare Joey Batey, che interpreta Jaskier, un menestrello, nonché miglior amico e compagno di avventure di Geralt.
Batey performa un line reading assolutamente magnifico e geniale, bilanciando perfettamente il vocione e la “pesantezza” di Geralt, cimentandosi anche in delle fantastiche ballate… sporcaccione.

Il lavoro fatto con la sceneggiatura è fantastico; sono riusciti a impregnare l’opera con la quantità giusta di humor, e quest’ultimo è stato eseguito sapientemente dagli attori.
Tra l’altro un humor molto semplice (eccetto per quanto riguarda quello di Jaskier), il che è stata, ancora una volta, una scelta coraggiosa, considerando che ormai tutti quanti puntano sulle risatine facili delle battute squallide.
La storia è strutturata perfettamente, e in maniera interessante;
Sembra quasi che il tempo vada in direzioni diverse, quando invece sono semplicemente separate temporalmente e collegate come avvenimenti di per sé. Una caratteristica brillante.
I dialoghi sono buoni e adeguati ai personaggi, anche se a volte inutilmente complessi (cosa che si nota, ad esempio, nel personaggio della regina Calanthe).
Per quanto concerne alla cinepresa, il discorso è polarizzante;
È stato adottato un approccio molto classico, senza acrobazie stilistiche, anche per quanto riguarda la cinematografia. È tutto molto semplice, ma comunque di effetto – le foreste in particolare, aggiungono una perfetta nota dark al mood complessivo.
L’unico episodio che si distingue è il numero 7 – diretto da Marc Jobst e Alik Sakharov – che presenta scelte stilistiche, e movimenti di macchina, molto più prepotenti e “stilosi”.

Come avrete notato, non ci sono particolari note negative su questa stagione, e non ci sono per una buona ragione;
Stiamo parlando di un’opera immensa, ben 8 romanzi, e giudicarla da quella che è solo una piccolissima parte del lavoro complessivo è fuori luogo.
Nonostante ciò, questo “assaggio”, è stato molto gustoso, e sono ansioso di vedere come si svilupperanno le vicende già avviate, e anche quelle che si verranno a creare.
Vi lascio con la mia battuta preferita di Geralt:

“Oh, fuck”