Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn (2020): Recensione
Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn, recensione del film diretto da Cathy Yan con protagonista Margot Robbie. Uscito nelle sale italiane il 6 febbraio 2020
VOTO MALATI DI CINEMA (7 / 10)
Birds of Prey narra di Harley Queen e altre tre eroine (Black Canary, “Cacciatrice” e Renee Montoya, che si uniscono per salvare la vita di una giovane taccheggiatrice, Cassandra Cain) da un malvagio signore del crimine (interpretato da Ewan McGregor).
Harley Quinn è una donna “tradita” non tanto dall’uomo Joker, quanto piuttosto dal sistema di quella città di nome Gotham. Tradita appunto da quello squilibrio a cui si era affidata. Nel Joker di Todd Philips vi era una disperazione che noi psicologi tecnicamente potremmo definire “psicotica”, una disperazione generata da un sistema “folle” cui il Joker si fa archetipo e portatore di quella rivoluzione (”delirante”) sociale da mettere in atto. In Harley Queen invece non è il sistema produttore di angoscia e disperazione quanto piuttosto un susseguirsi di torti fatti e subiti. Sfizioso, a tal proposito, è l’uso di cartelli che fanno ricordare alla protagonista quali torti ha commesso. Dunque, rispetto al Joker, la dimensione è più individuale, identitaria e meno “sociale”. Per questo motivo il film è più vicino a Suicide Squad -pellicola da cui appunto esce questo personaggio-, specificatamente per quella componente più “demenziale”, e per il susseguirsi di avvenimenti uno dopo l’altro che tiene incollati allo schermi gli amanti del genere.
Anche in Birds of Prey il messaggio può essere letto in chiave politica. Ci troviamo di fronte a delle “eroine” che combattono e lottano contro il “maschilismo”. Donne che malmenano letteralmente gli uomini. Donne che sovvertono il sistema “maschile” in nome di una nuova identità femminile. Lungi da me di fare Birds of Prey un manifesto al femminismo, ma tale aspetto (la lotta contro i soprusi maschili) credo che sia fondamentale per comprendere il film.
La storia di Harley Queen è una storia di vendetta senza fine. Era una dottoressa in carriera che si è innamorata di un suo paziente, per poi venire totalmente trascinata in un abisso folle e disperato. Anche le altre protagoniste hanno un passato di soprusi e quindi insieme “sfidano” questo modello maschile e fallocentrico. Tale modello è simbolicamente rappresentato dal malvagio Ewan McGregor.
Il punto “più psicologico” che vorrei approfondire è il concetto di elaborazione del lutto nel momento in cui una relazione termina. Specificatamente Harley Queen non “elabora il lutto” della fine della relazione malsana con Joker, poiché “agisce” senza darsi la possibilità di sentire la fine della relazione. Simbolica è la scena in cui Margot Robbie distrugge il luogo in cui aveva promesso eterno amore a Joker. La fine di una relazione non è soltanto il far finire qualcosa, ma appunto elaborare la fine. La protagonista anziché metabolizzare inizia ad “agire”. Simbolicamente scappa e combatte contro tutte le persone a cui aveva fatto un torto. Ora non ha più l’immunità (non è più la fidanzata del Joker) e quindi il passato la vuole morta e lei combatte e sfugge. Una Margot Robbie a metà strada tra Bridget Jones (sfiziosa la scena dove con la ragazzina guarda la TV e mangia i pop corn) e Wonder Woman (nel film credo che faccia fuori più di 100 uomini).
Ed in questo essere a metà strada tra la donna ferita e la donna che non ha bisogno dei sentimenti si trova in una sorta di scacco psicologico in cui è incapace di dare un significato alla fine della sua relazione. L’unica cosa che fa è scappare o combattere, ma ahimè le emozioni non vanno né evitate né combattute, ma appunto vissute.
Il film è un action movie che somiglia molto ai picchiaduro della saga di Fast and Furious in cui non c’è tanto pensiero ma pallottole e cazzotti. Tutto questo si appoggia ad una “fantasmagorica” Margot Robbie e al suo talento cristallino. Durante la visione del film credo che riesca a cambiare un numero innumerevole di espressioni del volto, e questo merita il prezzo del biglietto. Nel complesso per gli amanti del genere Birds of Prey merita la visione.