Bombshell (2019): Recensione

Bombshell – La voce dello scandalo, recensione del film diretto da Jay Roach con protagoniste Charlize Theron, Nicole Kidman e Margot Robbie. Uscito nelle sale statunitensi il 20 dicembre 2019

VOTO MALATI DI CINEMA 8 out of 10 stars (8 / 10)

Come al solito hanno deciso di rovinare un titolo figo, significativo e che suona bene, aggiungendo una bruttissima parte italiana… Vabbè.
Bombshell – La voce dello scandalo, ultima fatica di Jay Roach (Austin Powers – Il controspione, L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo), narra delle molestie e discriminazioni sessuali avvenuti negli uffici della Fox quando Roger Ailes – interpretato da uno stellare John Lithgow – era al comando. Per fare ciò i filmmakers hanno raccontato nella stessa pellicola due storie vere (quella di Megyn Kelly, interpretata da Charlize Theron, e di Gretchen Carlson, interpretata da Nicole Kidman) e una fittizia (quella di Kayla Pospisil, interpretata da Margot Robbie), comunque basata su eventi realmente accaduti.

Ognuno dei personaggi rappresenta un lato della “storia” di ogni storia, di molestie e discriminazioni sessuali:
Megyn Kelly è un avvocato di grande talento, diventata una delle più importanti conduttrici della Fox (e quindi anche una di quelle con più potere), ma nonostante ciò diventa comunque vittima.
Gretchen Carlson è anche lei una delle conduttrici più importanti, ma si rifiuta di stare alle molestie e per questo diventa vittima di discriminazioni, ma non finisce lì; è anche vittima del sistema, poiché per via degli accordi di riservatezza ha diritto ad un risarcimento in denaro ma non può divulgare l’accaduto – una sorta di maligna distribuzione di colpe tra carnefice e vittima: tu hai preso i soldi, sei stata zitta e quindi sei anche tu colpevole.
Kayla Pospisil è una giovane e ambiziosa conservatrice, appena arrivata nella grande mela in cerca di successo. Lei, oltre a costituire la figura più rappresentativa della componente femminile in ascesa del mondo dell’intrattenimento, sarà anche il nostro cavallo di troia attraverso le peripezie che una donna è disposta a sottoporre se stessa pur di raggiungere il proprio sogno (e guai a voi a dire che non sia giusto così).
Anche i personaggi secondari sono costruiti sulla stessa ideologia di rappresentare parte delle situazioni, ma sono per lo più relativi ad aspetti personali delle figure che lavorano nel mondo dell’intrattenimento.

Photo Credit: Hilary Bronwyn Gayle.

Se questo film non fosse stato supportato da performance di questa magnitudine non avrebbe mai potuto ambire a raccontare una storia con così sfaccettature.
Margot Robbie, attraverso Kayla, vi farà sentire tutta la sofferenza di essere una delle ultime arrivate.
Charlize Theron, attraverso Megyn, vi farà comprendere la sensazione di sentirsi di fallire nonostante l’essere al picco del proprio successo.
Nicole Kidman, attraverso Gretchen, vi spiaccicherà in faccia la rabbia dell’essere discriminati ingiustamente.
Kate McKinnon, attraverso Jess, vi farà capire il disagio di nascondere se stessi e la propria sessualità per sopravvivere.
Ma soprattutto John Lithgow, attraverso Ailes, vi inculcherà il concetto che l’uomo non ha limiti nell’abusare del proprio potere.

Tutto questo sotto la sapiente regia di Jay Roach, caratterizzata da una cinepresa molto “personale” ai personaggi, e alla realistica, nonché minuziosa, sceneggiatura di Charles Randolph (La grande scommessa, Amore & altri rimedi), vi regalerà una grande esperienza cinematica.
Credo che questi film siano importanti perché è necessario che il pubblico sia a conoscenza di cosa avviene – purtroppo – dietro gli schermi.