La solitudine dei numeri primi (2010): Recensione
La solitudine dei numeri primi, recensione del film diretto da Saverio Costanzo, tratto dal romanzo di Paolo Giordano. Uscito nelle sale il 10 settembre 2010
VOTO MALATI DI CINEMA (6 / 10)
Una riflessione sul concetto di dolore visto attraverso le cicatrici nel corpo
Adattamento dell’omonimo best seller, La solitudine dei numeri primi narra l’intreccio drammatico delle vite di Alice e Mattia, già segnate sin dalla loro infanzia. Sono due gli eventi traumatici che li hanno segnati sia nel corpo che nella mente, ed i segni di ciò sono le cicatrici che portano nei loro corpi. Alice ha avuto un incidente sugli sci che l’ha resa “zoppa”, invece Mattia ha dovuto affrontare il senso di colpa per l’abbandono della sorella gemella, diversamente abile. In Mattia il dolore dell’anima si riflette in quelle cicatrici che porta nelle braccia, invece in Alice il dolore si vede nella sua camminata.. I due personaggi sono due “numeri primi”, solitari e incomprensibili agli occhi degli altri. Lei e Mattia erano uniti da un filo elastico e invisibile, sepolto sotto un mucchio di cose di poca importanza, un filo che poteva esistere fra due come loro: due che avevano potuto riconoscere la propria solitudine l’uno nell’altra.
La sviluppo della storia, potrebbe essere interessante poiché i piani temporali sono stravolti e l’ordine in cui i fatti sono narrati procedere in avanti ed indietro svelando lentamente il dolore ed il segreto dei rispettivi personaggi. Ma con il passare del tempo rischia di essere un film irrisolto, come le vite vissute dei personaggi. Il tempo in cui sono narrati i fatti è lento, ma quel dolore e le cicatrici sono visibili sin dall’inizio. L’elemento più interessante è il lavoro impressionante che gli attori Luca Marinelli e Alba Rohrwacher hanno fatto sui loro corpi. Davvero impressionante sono le loro interpretazioni. I loro corpi sono l’espressione del dolore, del trauma che non potendo essere digerito ed elaborato, trasferisce il dolore delle loro esistenze, è segnato nel corpo. Tuttavia quel dolore così sofferto e vissuto non è indagato nel profondo dal regista, o meglio viene soltanto mostrato allo spettatore attraverso la visione di un racconto di ciò che è stato e attraverso i segni (le cicatrici) del presente.
Per i due protagonisti il dolore è un qualcosa che li unisce, ma al tempo stesso li separa. Li unisce nel trauma, nell’emarginazione, nel non essere compresi, ma al contempo li separa poiché quel dolore rappresenta una ferita troppo profonda da sanare attraverso l’incontro d’amore. Posso incontrarsi due numeri primi? Nel possibile incontro non si rischia di perdere la propria originalità?
Risulta di interesse lo sfasamento temporale, scelta intenzionale del regista, di tenere una certa suspense che rischia di annoiare lo spettatore, in cui si evidenzia proprio l’impossibilità da parte dei personaggi di incontrarsi, pur essendo legati nel dolore. I protagonisti sono numeri primi, due numeri primi gemelli, ma fra di loro si frappone appunto il numero pari che non consente l’incontro. L’incontro è un numero pari e quindi è impossibile che ciò avvenga per 2 numeri primi. I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra 2, ma un passo in là rispetto agli altri.
Credo che il film dal punto di vista psicologico sia più interessante rispetto a quello cinematografico dove sono riscontrabili alcuni punti di debolezza. Anche se il dolore dei personaggi è affrontato sul piano del visivo e del corpo e non affrontato sul piano dell’elaborazione del trauma. Il grosso limite del film è che lo sviluppo della narrazione assume registri stilistici differenti.
L’inizio tetro del film che sembrerebbe quello del thriller, si evolve in un primo momento in un horror e poi in un dramma psicologico a tinte noir. Ciò confonde lo spettatore che cerca di trovare una coerenza che il regista non cerca.
Inoltre, a mio avviso il grosso difetto del film è il finale, davvero non si comprende il messaggio del regista. Un finale consolatorio in cui si manifesta l’impossibilità dell’incontro tra i due personaggi.
Per concludere come le vite dei personaggi sono incompiute anche il film nella sua struttura risulta incompiuto. L’intento ambizioso del regista delude le aspettative.