La 25ª ora (2002): Recensione
La 25ª ora, recensione del film diretto da Spike Lee, tratto dal romanzo di David Benioff. Uscito nelle sale statunitensi il 19 dicembre 2002
VOTO MALATI DI CINEMA (8 / 10)
New York, 2002. Monty è uno spacciatore, fidanzato con Naturelle, una ragazza portoricana. I suoi migliori amici sono Jacob, un insegnante innamorato di una sua studentessa, e Frank, un cinico agente di borsa. Il padre, James, è un vigile del fuoco in pensione che pensa spesso ai colleghi uccisi l’11 settembre. Monty ha un cane, con il quale passeggia per le strade di una New York ferita dopo gli attentati. Monty è stato condannato a sette anni di carcere dopo che la polizia in seguito ad una soffiata ha trovato nel suo appartamento molti contanti ed un chilo di eroina. Si appresta a vivere la sua ultima notte di libertà in compagnia dei suoi amici e della sua fidanzata, prima che la sua vita cambi per sempre. Monty ragiona sulla sua esistenza tra tradimenti, amori e amicizie, a ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. In un’ipotetica 25ª ora Monty potrà rifarsi una vita e rimediare ai suoi errori.
L’11 settembre
La 25ª ora, del 2002, è il primo film a raccontare l’11 settembre ma senza parlarne direttamente, semplicemente mostrando l’atmosfera di una città ferita come il suo protagonista. New York diventa un personaggio della storia, popolata da persone che cercano semplicemente di vivere le proprie vite, come Monty e i suoi amici. Nelle scene iniziali si vede un fascio di luce di notte che segna il vuoto lasciato dal crollo delle Twin Towers, è la ferita aperta di una città. Ma è il simbolo anche di un altro vuoto, quello della vita di Monty in preda ai suoi errori. I segni della tragedia sono visibili nel film. L’amico di Monty, Frank, vive in un appartamento che affaccia su Ground Zero; il pub del padre di Monty è tappezzato di bandiere statunitensi e di fotografie dei vigili del fuoco morti durante l’attacco. Nella prima scena del film, Monty vede un cane malmesso, abbandonato in mezzo ad una strada e si ferma a soccorrerlo ma è indeciso se ucciderlo o farlo rinascere. Così come la New York post 11 settembre a metà tra la morte e la rinascita.
L’ora in più
La 25ª ora è l’ora in più, l’ultima possibilità per cambiare la propria vita, salvo poi scoprire che è solo un’illusione. Monty ricostruisce la sua vita ed i suoi errori per capire chi l’ha tradito e dove ha sbagliato, in un tempo che si ripete uguale a se stesso (come si vede nella lunga scena in discoteca) prima di un’ora dopo la quale niente sarà più come prima. Il finale straziante è nel lungo viaggio col padre che lo accompagna in carcere e gli prospetta di fuggire e ricominciare una vita altrove, mentre lo spettatore vede come potrebbe essere quest’altra vita. In questa 25ª ora viene mostrato tutto quello che avrebbe potuto essere ma che invece non è più, tutte le occasioni perse. Forse sarebbe bastato l’intervento di un amico, un padre più attento e Monty non sarebbe andato in carcere. “Ci è mancato tanto così” e le cose sarebbero potute andare diversamente.
Un monologo memorabile
La sequenza memorabile del film è il monologo di Monty allo specchio di un bagno. Un’invettiva xenofoba e misantropa contro tutta New York e le varie etnie presenti in città. Un fanculo a tutti gli abitanti della grande mela, di qualsiasi razza, mostrati sullo schermo mentre lui li insulta. Non viene risparmiato nessuno, nemmeno Gesù Cristo, salvo poi terminare con la presa di coscienza che se dovrà andare in carcere la colpa è solo sua e di nessun altro. Nell’ultima scena del film New York si mostra a Monty con il sorriso degli abitanti stranieri che lo salutano. Ha finalmente fatto pace con la sua città.
L’interpretazione di Edward Norton
Monty è un grande Edward Norton, che si conferma il miglior attore americano di fine anni 90/inizio 2000. Un’interpretazione misurata in cui spiccano la tristezza e la delusione. Interessanti il ruolo del padre, degli amici e della fidanzata che si rendono conto di non aver saputo salvare Monty in tempo da un futuro inevitabilmente segnato. Meravigliosa e drammatica la scena in cui Monty chiede all’amico di picchiarlo, di rovinargli il volto pur di non essere stuprato in carcere. Ottimi i dialoghi tra i due amici che danno voce alla dialettica fra cinismo e fede. Philip Seymour Hoffman è un professore di letteratura in piena crisi morale che, innamorato di una sua studentessa, cade in tentazione e Barry Pepper un cinico broker i cui unici interessi sono i soldi e le donne. Rosario Dawson è la sua fidanzata bellissima e giovane di cui non si fida ma che scopre diversa da come immaginava.
La regia di Spike Lee
La 25ª ora è il capolavoro di Spike Lee, oltre ad essere uno dei più bei film degli anni 2000. Per la prima volta Lee si allontana dall’ideologia black, i protagonisti sono tutti bianchi, ma non manca la sua New York multietnica pregna di conflitto razziale. Si vede la sua mano nelle tecniche impiegate (basti vedere come si muove la macchina da presa all’interno della discoteca), nell’ottima fotografia e nell’epica colonna sonora. Ci sono dei film che raccontano un’epoca senza parlarne direttamente ma attraverso una storia dal carattere metaforico che ne restituisce lo spirito del tempo. La 25ª ora è uno di questi, entra tra le pieghe di un momento storico mai raccontato prima e lo fa in maniera superba.