Una vita difficile (1961): Recensione

Una vita difficile, recensione del film diretto da Dino Risi con protagonista Alberto Sordi. Uscito nelle sale italiane il 22 dicembre 1961

VOTO MALATI DI CINEMA 9 out of 10 stars (9 / 10)

La commedia all’italiana ha raccontato i cambiamenti di un’Italia che si lasciava alle spalle la guerra per entrare nell’euforia del boom economico. I nostri migliori autori (Risi, Monicelli, Scola) ne hanno narrato la parte più oscura, con uno sguardo cinico ma sempre umano, attraverso commedie realizzate per il grande pubblico. Tra questi film immortali che hanno ritratto e costruito l’identità di un paese, c’è un film poco ricordato, forse perché meno passato in tv, ma che è uno dei più rappresentativi: Una vita difficile.

Di cosa parla?
È la storia di un uomo che attraversa venti anni d’Italia dal dopoguerra al boom economico. Nel 1944 Silvio Magnozzi è un partigiano che si trova sul punto di essere ucciso da un tedesco ma viene salvato da una ragazza con cui nasce una relazione. Poi l’uomo sparisce e ritorna a Roma. Qui lavora in un giornale e un giorno viene incaricato di fare un servizio nel paese di Elena. I due si rincontrano e lei lo segue a Roma. Da qui in poi Magnozzi vivrà tutte le vicende chiave dell’Italia di quegli anni: il referendum con la vittoria della Repubblica, le elezioni del 18 aprile 1948, le lotte di classe. Nel frattempo, il matrimonio con Elena attraversa una serie di problemi. La sua vita difficile passerà da una sconfitta all’altra e anche Silvio per sopravvivere si dovrà piegare al compromesso.

L’italiano medio
Silvio Magnozzi è un italiano medio che ha fatto la Resistenza senza convinzione. Dopo la guerra cerca disperatamente un posto nel mondo con i giornali, il cinema, la scrittura, ma riceve solo porte in faccia. In fondo è un uomo che si percepisce migliore di quello che è. Silvio però ha un’unica qualità, quella di essere coerente con i propri ideali. Quando un magnate gli offre dei soldi per non pubblicare un’inchiesta scottante su di lui, Silvio rifiuta. Ma quando sente la cifra cambia lo sguardo in una delle mitiche espressioni sordiane. La moglie gli consiglia di accettare, aspettano un bambino. Ma Silvio decide di rimanere onesto e pagherà. Silvio scopre che le cose sono diverse da come aveva immaginato, non si riconosce più in questo mondo. Va anche in carcere per difendere i propri ideali, mentre il suo amico, che li ha rinnegati, vive bene e si è comprato anche una macchina, simbolo del benessere. Silvio cerca di riprendere gli studi ma dà un esame disastroso; cerca di pubblicare il suo romanzo, ma gli editori lo bollano come un libro mediocre perché la sua storia non importa a nessuno. Silvio non riesce a stare al passo con i tempi in un’Italia che, a dispetto di quanto sembra, sta cambiando in peggio.

Un film sempre attuale
Il film, a differenza di molti dell’epoca, regge ancora oggi. La scena memorabile è quella del pranzo dove Silvio ed Elena sono ospiti di principi, mentre alla radio si annuncia la vittoria della Repubblica sulla Monarchia e la vecchia padrona di casa viene colta da un malore. Nonostante tutti i commensali abbiano abbandonato la tavola, Silvio e la moglie festeggiano e finiscono con calma di mangiare mentre un cameriere sconcertato serve dello champagne. Un capolavoro di regia e scrittura, fatta di sguardi, silenzi e tempi comici con facce perfette. Dino Risi era nel periodo migliore della sua carriera, ma la vera mente del film è però Rodolfo Sonego, lo sceneggiatore di fiducia di Sordi. Questa è la storia della sua vita.

Il miglior film di Alberto Sordi
Una vita difficile è il miglior film di Alberto Sordi, il quale interpreta un personaggio in antitesi con le sue consuete caratterizzazioni. L’attore mantiene sempre le sue espressioni tipiche ma disegna un personaggio onesto e coerente, comico e commovente. Probabilmente è il ruolo della vita, quello che mostra la sua grandezza di attore a tutto tondo. Una vita difficile parla della difficoltà a rimanere integri e fedeli ai propri principi in un paese che fa di tutto per corromperli. Sul finale quando Silvio viene umiliato dal suo padrone davanti alla moglie, ritrova la dignità compromessa attraverso uno schiaffo liberatorio in una scena storica che è la vera essenza del film. I due vanno via da questa festa di ricchi, restando poveri ma onesti. Non esiste racconto migliore per capire come sia difficile rimanere onesti in un paese disonesto, per questo Una vita difficile è uno dei migliori film italiani di sempre.