Ferro 3 – La casa vuota (2004): Recensione

Ferro 3 – La casa vuota, recensione del film diretto da Kim Ki-duk. Uscito nelle sale coreane il 15 ottobre 2004

VOTO MALATI DI CINEMA 8.5 out of 10 stars (8,5 / 10)

Il film racconta la storia di Tae-suk, il protagonista, un giovane ragazzo che entra e abita case non sue. In questo suo viaggio attraverso case non proprie. In una di questa si imbatte in una donna, Sun-hwa, piena di lividi che non dice una parola, che vive in una prigione, succube di un marito maltrattante e abusante. Il marito di lei scopre il ragazzo nel suo giardino, ma prima di poter fare qualcosa viene colpito a pallate da Tae-suk con la propria mazza da golf (la ferro 3, la mazza di scorta e meno usata) e in quel momento la donna, senza dire una parola scappa con lui.

I due vivono una storia d’amore attraverso il rituale di vivere in queste case “vuote”, non abitate. Ma l’idillio termina nel momento in cui in una casa trovano un morto. Con l’arrivo del figlio, dell’ex padrone di casa iniziano le indagini ed i due vengono arrestati e accusati di omicidio. La polizia, convinta che la donna sia stata rapita dal ragazzo, la riconsegna al marito, invece il ragazzo continuerà la sua prigionia subendo violenze da parte di un tenente che non riesce a comprendere i suoi gesti e le sue effrazioni, nonostante sia consapevole della sua innocenza. Il finale, che non svelo, è fantastico, o meglio onirico, in cui il piano del reale e della fantasia si uniscono appunto in un sogno. Finale in cui l’amore si compie attraverso una sola parola… taciuta per tutto il film.

Ferro 3 – La casa vuota, dal budget estremamente contenuto, è una poesia piena di stimoli e di pensieri da fare. Descrive due persone, due universi, due mondi che esprimono un loro disagio nello stare nel mondo ed entrambi attraverso l’amore hanno la consapevolezza di potersi salvare. Il film descrive quanta bellezza possa esistere in chi è emarginato, in chi non si riconosce nel mondo in cui vive. In chi trova bellezza non soltanto in sé, ma in case non proprie.

Tae-suk entra in case vuote, ma non disabitate, e se ne prende cura: riparando orologi, curando piante, facendo il bucato proprio e altrui. La casa vuota viene rivitalizzata dal ragazzo, Tae-suk dona il suo amore e la sua luce a queste case vuote che dopo il suo passaggio è come se avessero di nuovo vita. Ma il protagonista non ha una propria casa, non ha radici, viaggia da una casa all’altra con la sua moto errante tra due mondi: quello suo, del suo corpo, della sua anima e quello dell’altro (delle altre case) in cui entra e dà nuova luce. Ciò che credo che il regista voglia dirci è che l’anima di un uomo è la sua casa, non intesa soltanto come luogo fisico, ma come un luogo dell’anima (un luogo interno ognuno di noi) e l’amore è la riappropriazione di alcuni spazi vuoti (appunto le case vuote), di certi silenzi, di alcune abitudini, ed il miracolo è proprio il sapere riadattare questi spazi, ricomporli, dargli nuova vita affinché possano rivivere ancora e suonare una musica eterna. Insomma, donare la propria bellezza al mondo è l’essenza dell’esistere.

Un concetto che ha colpito la mia attenzione durante il film è che i due protagonisti non parlano. L’amore tace, come dicevano molti poeti in forme differenti. L’unica parola possibile è il “Ti amo” detta dall’amante alla fine del film.

Ferro 3 – La casa vuota è una poesia d’amore in cui l’unico linguaggio che può descriverlo è semplicemente il ti amo, il resto sono azioni e silenzi in cui i due si amano senza dirselo. Una frase di un noto Psicoanalista francese di nome Lacan è che nel rapportarsi all’altro bisogna far tacere l’amore. Cosa significa questa frase? Credo che il film colga appieno il significato di questa “massima”. L’amore taciuto permette di esprimere e vivere l’amore, le parole rischiano di togliere qualcosa all’esperienza dell’amore. Questo film deve essere visto come un’esperienza emotiva in cui l’amore tace per tutto il film e in cui alla fine si fa sentire con un “Ti amo” che fa vivere proprio a livello emotivo il significato di quella parola tanto inflazionata, ma che ha tanto valore. L’amore che tace è quello che vive, il tacere, il silenzio ed il vuoto sono vita. È questo il messaggio simbolico del film.

Una piccola opera d’arte che potrà presentare anche dei difetti di natura più tecnica, ma ciò non toglie nulla all’esperienza emotiva che si può fare nel vederlo.