Revolutionary Road (2008): Recensione

Revolutionary Road, recensione del film diretto da Sam Mendes con protagonisti Leonardo DiCaprio e Kate Winslet. Uscito nelle sale statunitensi il 15 dicembre 2008

VOTO MALATI DI CINEMA 9 out of 10 stars (9 / 10)

Revolutionary Road è un film che è come un grido di dolore, uno strappo dell’anima. La fine delle illusioni. Sam Mendes firma uno dei ritratti più lucidi e spietati della relazione di coppia degli ultimi anni. I protagonisti sono una coppia di giovani trentenni April e Frank, rispettivamente Kate Winslet e Leonardo DiCaprio, regolarmente sposati, innamorati e con due splendidi bambini. Entrambi insoddisfatti, entrambi colti, intelligenti, sensibili e troppo profondi per accontentarsi dell’apparenza di una vita finta, già stabilita, scontata. Coppia modello per i vuoti e superficiali vicini, che non si accorgeranno del fuoco interiore che li divora nascosto da un’apparenza solo esteriore.

Bellissimo, tristissimo che indaga sugli abissi della solitudine interiore. L’incomunicabilità tra i protagonisti che incrina la finta perfezione di una vita vissuta nel benessere ma senza alzarsi mai in volo se non con la fantasia. La giovane April, una strepitosa Kate Winslet, sogna e spera di ricominciare a volare per un attimo, ma è solo un attimo: la realtà la annienta. Frank (ennesima interpretazione da Oscar di DiCaprio) è un marito sensibile e attento che detesta il suo lavoro e che non si sente realizzato; per questo motivo si farà coinvolgere dall’entusiasmo di April per il sogno di intraprendere una vita “piena” provando a realizzare i desideri profondi della loro gioventù trasferendosi a Parigi. Per qualche giorno la coppia sarà unita nel profondo, legata nell’anima; si sentirà invincibile, finalmente “viva”, distante dall’idea di accontentarsi della normalità.

Ma, la normalità può diventare mostruosa, l’inquietudine può spezzarci il cuore. La frustrazione apre le porte alla tragedia. Ai protagonisti manca il coraggio di vivere la vita senza rimpianti, di rimettersi in gioco, di rischiare, di infrangere le regole. Un ostacolo li destabilizzerà e farà soccombere Frank, il quale sottovaluterà le conseguenze di una resa così frustrante.

Il peso della rinuncia ai propri sogni, sarà infatti altissimo. April sceglierà la vendetta, la rabbia si trasformerà in odio e disgusto per la vita perfetta fino ad allora vissuta.

L’unica figura capace di cogliere l’urgenza del cambiamento e prevedere l’epilogo disastroso sarà un giovane disturbato mentalmente ma coltissimo e di sensibilità rara, (un incredibile Michael Shannon) il quale tenterà di mettere in guardia i giovani dall’errore che inevitabilmente stanno per compiere in nome di una tranquillità e di una serenità fasulle.

Un film che è ambientato nell’America degli anni 50 eppure attuale: siamo ancora imprigionati nei ruoli prestabiliti di maschio e femmina, la società odierna fatica anche oggi ad immaginare la donna distante dal focolare domestico.

Quanto è ancora fonte di vergogna per un uomo non provvedere economicamente alla famiglia mettendo in discussione la sua virilità? Quanto seppelliamo di noi stessi all’interno di esistenze mediocri e insoddisfacenti? Una storia che fa riflettere ancora una volta tra la distanza di essere ed apparire, e la necessità di infrangere a volte le regole, per crescere davvero e migliorare la nostra esistenza.

Arrendersi non vuol dire che un giorno la verità non bussi alla porta e non ci presenti il conto come dice la protagonista del film: ”il tempo passa e si diventa solo più bravi a mentire”.