C’era un cinese in coma (2000): Recensione

C’era un cinese in coma, recensione del film diretto e interpretato da Carlo Verdone. Uscito nelle sale cinematografiche il 3 marzo 2000

VOTO MALATI DI CINEMA 7 out of 10 stars (7 / 10)

Ercole Preziosi è un impresario di una modesta compagnia di artisti: nel suo ufficio gravitano prestigiatori, attricette, cantanti e altri curiosi personaggi che aspirano ad ottenere la celebrità.
Il comico di punta dell’agenzia, Rudy Sciacca, è coinvolto in un incidente stradale che gli impedisce di salire su un palco per uno spettacolo. Non c’è tempo per rimediare e Preziosi ha un’intuizione; dare una chance al suo autista, Nicola Renda, che coltiva velleità di comico e di intrattenitore. Il ragazzo è titubante ma Preziosi lo convince, gli fornisce alcune dritte e gli consiglia di recitare all’inizio una barzelletta, quella del “cinese in coma”.

Ma gli eventi prendono una piega inaspettata..

Carlo Verdone scrive soggetto e sceneggiatura e dirige una commedia agrodolce e malinconica, in cui i temi principali sono la famiglia e l’amicizia, ed il loro rapporto con il denaro ed il successo. Da un lato i valori morali, dall’altro quelli materiali. Ed Ercole farà in tempo a salvare i più importanti. Dopo aver imparato la lezione, avrà modo di riscattarsi e non mostrerà alcuna indulgenza. E la conclusione è quella che ci si attende, quella che il pubblico spera, perché è giusto che finisca così.

Un uomo che sfodera tutto il suo coraggio, un altro che passa dal cinismo alla vergogna, in un momento di pentimento ed espiazione per ciò che ha causato. Ercole Preziosi è ovviamente Carlo Verdone: sul lavoro è “un combattente”, sincero e diretto; è sempre elegante e seleziona artisti dopo provini che spesso scivolano nel grottesco. In privato, pur avendo un’amante, si mostra premuroso verso la moglie e la sua unica figlia, alle quali cerca di non far mancare mai nulla, neppure attimi di tenerezza ed intimità, ma viene spesso tenuto lontano dalle questioni familiari.

Un giovane Beppe Fiorello interpreta Nicola o Niki Renda che, all’inizio del lungometraggio, accompagna il suo manager a presentare un concorso di bellezza; è una serata in cui non mancano momenti esilaranti e battute divertenti e colorite. Niki è giovane, atletico e spudorato e la sua comicità, fatta di doppi sensi ed allusioni sessuali, affascina soprattutto le donne. Nella pellicola si può notare come il suo comportamento cambi gradualmente e si mostri in seguito interessato solo ai valori materiali, che possono essere effimeri e sfuggenti.

Marit Nissen interpreta Eva, la moglie di Ercole, una donna di origini russe. Una diciannovenne Anna Safroncik veste i panni della figlia Maruska, ed anche lei avrà a che fare col comico in ascesa. Tra le comparse, l’anziano e simpatico Nanni Tamma, che interpreta un illusionista burlone e orgoglioso. L’attore aveva interpretato il padre di Verdone in “Viaggi di nozze” del 1995, nell’episodio di Giovanni e Valeriana.
Sono presenti pure Antonia Liskova e Mary Asiride, due ragazze seducenti che giocheranno un brutto tiro ad Ercole e al suo artista. Si distinguono inoltre Elisabetta Gregoraci (tra le miss partecipanti al concorso), Antonella Mosetti ed Elisabetta Rocchetti, che ritroveremo più avanti in fiction, spot, programmi televisivi ed altre pellicole.

Le musiche sono curate da Fabio Liberatori, che aveva già collaborato col regista romano in “Acqua e sapone” e “Borotalco”, tra le migliori pellicole di Verdone. La colonna sonora è formata da hit del momento, come “Porcelain” di Moby e canzoni meno recenti, come la sempreverde “Please don’t go” dei KC & The Sunshine Band.
Infine alcune curiosità. La barzelletta del “cinese in coma”, che compare nel titolo del film e che Renda si rifiuta di narrare, viene svelata dal regista nel monologo finale. Anna Safroncik e Mary Asiride reciteranno insieme in “Centovetrine”, la fiction prodotta in Italia e andata in onda sulle reti Mediaset. Giorgia Bongianni, invece, aveva già recitato in “Un posto al sole”, tuttora in onda su Rai3.

Nel film è curioso e controverso il rapporto tra il manager Preziosi ed i telefoni mobili, da poco spuntati sul mercato. Dapprima il suo nuovo cellulare, dopo essergli stato incautamente lanciato, cade a terra e si frantuma in pezzi. Quindi Ercole è costretto più volte a cambiare il suo numero, perché il giovane comico lo utilizza per scopi poco nobili e facilmente intuibili. Infine, un cellulare che viene donato a Maruska presenta problemi di funzionamento e ricezione in un momento inaspettato e lieto.

Credo che questo sia il primo film in cui uno degli attori scatta un selfie, una moda che prenderà piede diversi anni dopo in maniera incontrollata; è forse anche il primo lungometraggio in cui si menziona la parola “internet”, che dì lì a poco rivoluzionerà le nostre vite.

Il mio giudizio sul film è positivo. E’ vero che, tra i film del regista romano, non è il primo che viene in mente, anche per l’assenza di caratteristi quali Elena Fabrizi, Mario Brega e Angelo Infanti. Resta comunque un film che trasmette l’importanza dei valori morali e la sua prevalenza su quelli terreni e più superficiali; la necessità di restare umili e coi piedi ben piantati a terra, di rimanere grati e riconoscenti a chi ci ha fatto crescere e non trascurare mai gli affetti. Perché sono proprio questi ultimi a salvarci quando, per un motivo o per un altro, la vita e gli amici sembrano voltarci le spalle. Del resto, come dice Ercole Preziosi, “la famiglia è la base”…