Vicky Cristina Barcelona (2008): Recensione
Vicky Cristina Barcelona, recensione del film scritto e diretto da Woody Allen. Uscito nelle sale statunitensi il 15 agosto 2008
VOTO MALATI DI CINEMA (8 / 10)
Vicky e Cristina sono due ragazze americane che decidono di trascorrere l’estate a Barcellona. In una festa conoscono un pittore, Juan Antonio, che si presenta al loro tavolo, sicuro e spudorato.
Egli proverà a far breccia nei loro cuori, sfoderando tutte le armi a suo favore.
Ed il triangolo amoroso, come suggerisce anche il titolo del film, è soltanto all’inizio…
Woody Allen ambienta questa commedia nella capitale catalana, che da sempre rivendica la sua estraneità da Madrid per lingua, cultura e tradizioni.
Barcellona conferisce più sensualità al lungometraggio con i suoi scorci, la sua vivacità e le musiche dei suoi artisti, capaci di emozionare e di far vibrare le corde dei sentimenti più intimi.
Si notano location e attrazioni gremite di turisti, sempre baciate dal sole, con gli attori spesso in tenuta estiva o primaverile.
Rebecca Hall interpreta Vicky, che è razionale e franca. Viene raggiunta in Catalogna da Doug, il ragazzo giudizioso che sposerà al ritorno negli Stati Uniti.
Scarlett Johansson è Cristina : una ragazza confusa, sognatrice e single, ancora in cerca di risposte dalla vita.
Juan Antonio, interpretato da Javier Bardem, è un uomo senza schemi; è un noto pittore bohémien, affascinato dall’arte e molto audace con le donne.
La sua sfrontatezza conquisterà entrambe le ragazze: una assisterà alla messa in discussione dei propri principi e delle proprie incrollabili certezze; l’altra si trasferirà nella residenza dell’artista catalano, dove la coppia si regala momenti di intensa e passionale intimità.
L’idillio della coppia viene improvvisamente turbato dall’arrivo di Maria Elena, reduce da una passata e tormentata relazione con Juan Antonio.
La donna è fuggita da Madrid, è instabile e soggetta a sbalzi d’umore e, bisognosa di attenzione, si rifugia dal suo ex marito.
Il rapporto tra Juan Antonio e la sua ex consorte è all’insegna del pathos: si amano e si odiano, litigano e si riappacificano, si stuzzicano e si consolano a vicenda. Tutto con impeto, veemenza ed incredibile naturalezza. Sono anche protagonisti di scontri verbali e plateali dispute, in strada e sotto gli occhi increduli dei passanti.
Il regista affida la parte di Maria Elena a Penélope Cruz, l’attrice che nel lungometraggio rappresenta il perfetto stereotipo della donna mediterranea: mora, passionale, istintiva, assai gelosa e prosperosa.
L’attrice spagnola sprigiona sensualità in ogni momento, persino quando si altera e dà in escandescenze; le altre due protagoniste appaiono a volte dubbiose, silenziose e imbarazzate.
Nel film il regista evidenzia il netto contrasto tra la mentalità americana e quella europea.
La prima persegue il lavoro, la stabilità ed il benessere economico, ed è incline a soffocare ogni tentazione ed istintività.
La seconda è più sbarazzina, è soggetta ad intemperanze e subisce la fugacità delle cose. Sa godersela nei momenti migliori e soffrire maledettamente in quelli più bui; vive di intuizioni ed emozioni che non sa reprimere.
In sintesi, la perfetta attuazione degli ideali del romanticismo, il movimento letterario e culturale che ha avuto origine due secoli fa proprio nel nostro continente.
I due differenti modi di interpretare la vita possono anche provocare un conflitto personale, che è quello che nel film attanaglia Judy Nash, interpretata dall’attrice Patricia Clarkson.
La donna si è trasferita a Barcellona dopo aver sposato negli Stati Uniti un uomo di cui non è innamorata: suo marito è ricco e benestante, ma per nulla attraente.
Questo le provoca un profondo travaglio interiore e si concede un amante molto più giovane di lei.
Vicky li nota mentre si scambiano effusioni e Judy, che si accorge di essere stata scoperta, decide di parlarle, pregandola di riconsiderare il suo rapporto con Doug.
Ciò provocherà in Vicky altri dissidi ed incertezze e, dopo un epilogo pieno di colpi di scena ed incredibili emozioni, la ragazza effettuerà la sua scelta.
Al termine anche Cristina vedrà chiarirsi, in parte, le proprie idee ed aspirazioni.
Gli incassi hanno premiato il film, che ha ricevuto un numero incredibile di riconoscimenti.
Nel 2009 Woody Allen ha vinto il Golden Globe ed il Sant Jordi Awards per il miglior film; ha avuto anche la nomination per il Nastro d’argento per il miglior film straniero.
Nello stesso anno Penélope Cruz, in qualità di attrice non protagonista, ha ottenuto il premio Oscar e, tra gli altri, i premi Goya e Gaudì che testimoniano come la Catalogna abbia pienamente apprezzato la pellicola che rende anche omaggio alla sua cultura.
Anche Javier Bardem, Scarlett Johansson e Rebecca Hall hanno ricevuto riconoscimenti e fatto incetta di nomination di rassegne cinematografiche internazionali.
Il successo che la critica mondiale ha tributato al film lo rende ancora di più meritevole di essere guardato.
Una commedia ironica, diretta da una regia impeccabile e con un cast eccellente, carica di intensa sensualità e passionalità a volte primordiale, ambientata in una città fiera e ribelle come il padre di Juan Antonio, un anziano scrittore che per protesta contro il mondo rifiuta di pubblicare le sue poesie.
Una metropoli unica ed indecifrabile, proprio come la Sagrada Familia di Gaudì, l’immagine di una città che da sempre si rifiuta di sottostare al potere centralista e a rigidi schematismi.
Un po’ come i nostri sentimenti che, spesso e volentieri, si rifiutano di sottostare alla ragione e cercano di condizionare le nostre decisioni, generando in noi le stesse esitazioni, inquietudini ed emozioni di Vicky e Cristina.
In sintesi il solito, eterno ed inevitabile conflitto tra la mente e il cuore che, incurante delle sofferenze che ci procura, prospera beatamente in ognuno di noi.