Cry Macho (2021): Recensione

Cry Macho, recensione del film diretto da Clint Eastwood tratto dal romanzo di N. Richard Nash. Uscito nelle sale statunitensi il 17 settembre 2021

VOTO MALATI DI CINEMA 6.5 out of 10 stars (6,5 / 10)

E’ una storia strana quella di Cry Macho.

Una storia che inizia tanti anni fa, nel 1975. Richard Nash scrive una sceneggiatura su un vecchio cowboy da rodeo in cerca di redenzione sulle polverose strade del Messico. Il film si sarebbe dovuto intitolare “Macho”. Nash invia lo script per ben due volte alla 20th Century Fox e per due volte riceve una lettera con su scritto “Grazie, non siamo interessati”. La sceneggiatura diventa un romanzo, il romanzo vende decine di migliaia di copie e riceve critiche entusiaste. Nash continua a credere di poterne fare un grande film e rimette mano alla sceneggiatura insieme a Nick Schenk, continuando a proporla a diverse case di produzione e ricevendo sempre la stessa lettera in risposta. Nel 1988 però la sceneggiatura finisce nelle mani di Clint Eastwood che ne rimane entusiasta. Vuole girare il film ed esserne il protagonista ma alla fine è costretto a rifiutare perché aveva già preso l’impegno con la Warner di girare l’ultimo capitolo della saga dell’ispettore Callaghan, Scommessa con la morte.

Il povero Richard Nash continua imperterrito a proporre la sua sceneggiatura, ne fa una ragione di vita tanto da continuare ad inviarla a mezza Hollywood, fino al giorno della sua morte l’11 Dicembre del 2000.

Eastwood però si era ripromesso di farlo quel film. Chissà se per un attimo, in tutti questi anni, si è mai fermato a pensare che avrebbe girato Cry Macho nel 2020, alla veneranda età di 90 anni.

Mike Milo è un vecchio cowboy da rodeo che viene incaricato dal suo capo di andare in Messico a trovare suo figlio, “ostaggio” di una madre problematica che non vuole farglielo vedere. Mike ha un vecchio debito da saldare e accetta. Sale sul suo furgone e parte alla ricerca di Rafo, un ragazzino dedito a piccoli furti e ai combattimenti di galli. Il suo migliore amico è proprio Macho, un gallo da combattimento che tiene sempre al suo fianco. La strada per il ritorno a casa, però, sarà tutt’altro che semplice per Mike, Rafo e Macho.

CLINT EASTWOOD as Mike Milo and EDUARDO MINETT as Rafo in the uplifting and poignant drama from Warner Bros. Pictures, “CRY MACHO,” a Warner Bros. Pictures release.

E’ difficile valutare questo film. Ci sono troppe emozioni in ballo e quando si parla di Clint Eastwood ci sono sempre tante aspettative da soddisfare. Clint è il Cinema e il Cinema è Clint. Non è un legame di cui si può parlare a cuor leggero. Non è un rapporto che può essere analizzato con razionalità. E’ una questione di cuore. Cry Macho di cuore ne ha tanto perché è un film sincero, di quei film che ti vengono da dentro e che ti porti per tanti anni, forse troppi. Per tutte le oltre due ore di durata del film si ha la sensazione che la sceneggiatura del povero Nash sia arrivata sul grande schermo fuori tempo massimo. Dopotutto sono passati quasi 50 anni da quando buttò giù la prima stesura. Il mondo è cambiato. E’ cambiato il cinema. Dei vecchi cowboy non importa più niente a nessuno. Il vecchio Clint ha tra le mani uno script debole e la sua unica colpa, forse, è quella di averlo ripreso in mano con una trentina d’anni di ritardo, quando ormai anche un monumento vivente come lui comincia a sentire il peso degli anni sulle spalle.

Però… C’è sempre un però, soprattutto quando si parla di Clint. Quel vecchio bastardo si toglie la soddisfazione di realizzare la sua personale trilogia del tempo, come Sergio Leone prima di lui. I film di Leone però parlavano del tempo che passa. Eastwood il tempo cerca di fermarlo. Cercava di fermarlo nei panni di Walter Kowalski in Gran Torino. Cercava di fermalo in quelli di Earl Stone in The Mule e sperava di fermarlo anche questa volta, con Cry Macho. Il tempo però non si ferma e non aspetta nessuno. E se questo non è un grande film non è colpa di nessuno, forse nemmeno di Clint. E’ colpa del tempo. Quel maledetto figlio di puttana. Eppure ci sono momenti di cinema impagabili in Cry Macho. Quella mano di Mike sul muso del purosangue, col sole in faccia allo spettatore… Beh, quella è un’inquadratura che toglie il fiato. Una di quelle cose che il tempo lo ferma davvero, cazzo.

Quindi è inutile star qui a parlare dei difetti di un film zoppicante come il suo protagonista. Perché 90 anni non sono pochi per uno che sembra nato davanti alla macchina da presa e cresciuto dietro di essa. Un uomo che ha l’onestà intellettuale di parlare attraverso il suo personaggio e di riconoscere i suoi limiti e i suoi difetti, ammettendo di non aver mai avuto tutte le risposte e che questo ruolo di “macho” che gli è stato cucito addosso per tutta la vita, beh era un discorso sopravvalutato. Arrivati ad un certo punto della propria vita si fanno i conti e si scopre cosa ha contato davvero. E il ruolo dell’eroe lo si può anche lasciare ad un gallo, perché dopo tanti anni non è più il caso di premere il grilletto. E’ il caso di rimettersi il cappello, salire in macchina e tornare a casa, dalle persone che ci vogliono bene e per cui vale la pena vivere, non di morire. Quella è casa. E non importa quanta strada abbiamo fatto per arrivarci. Alla fine ci ricorderemo anche del viaggio. Per sempre.

Se volete andare al cinema a vedere Cry Macho fatelo ma siate consapevoli che non sarà il miglior film di Clint Eastwood che vedrete. Sarà però uno dei più genuini ed appassionati. Uno di quei film che pur con mille difetti ti entra nel cuore. Per tanti e tanti motivi.

Copyright: © 2021 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.
Photo Credit: Claire Folger