Tick… Tick… Boom! (2021): Recensione

Tick… Tick… Boom! recensione del film diretto da Lin-Manuel Miranda con protagonista Andrew Garfield. Disponibile su Netflix dal 19 novembre 2021

VOTO MALATI DI CINEMA 8 out of 10 stars (8 / 10)

Il ticchettio che scandisce lo scorrere del tempo, la musica, i battiti accelerati di un cuore che, come una bomba, esplode colmo di mille emozioni o, talvolta, decresce, rallenta fino a fermarsi, portando via da questo mondo una delle mente più brillanti del palcoscenico teatrale contemporaneo. Il ‘Musical’, almeno nell’immaginario collettivo, è un genere che si porta dietro tanti pregiudizi, nonostante l’incipit alla base sia quello di unire due arti così amate e complementari, come la musica e il cinema, il risultato è totalmente opposto a quello che si potrebbe immaginare, con persone che al solo sentire la parola musical storcono il naso come se si trattasse necessariamente di un prodotto riconducibile ad un videoclip musicale della star Pop di turno. Se, in effetti, la storia ci ha consegnato capolavori di genere quali ‘West Side Story’, ‘Hair’ o ‘The Rocky Horror Picture Show’, i primi anni del duemila hanno invertito la tendenza sfornando prodotti per lo più dimenticabili e rilegabili a semplice prodotto di intrattenimento giovanile della domenica sera, mi sovvengono, per esempio, High School Musical e Camp Rock. In parte, fortunatamente, il pensiero collettivo si sta spostando verso la rivalutazione, soprattutto grazie al recente La La Land’, con il quale Damien Chazelle ha saputo mettere d’accordo tutti i tipi di pubblico, opera con il quale, oltretutto, il film di cui parlerò non condivide solo il genere di appartenenza ma, inoltre, un profondo messaggio sul tema dell’ossessione e degli effetti della stessa su chi ti circonda.

Il film narra la storia di Jonathan Larson, brillante autore che avverte la pressione di un tempo che scorre incessante e che, piano piano, subdolamente, incalza, svegliandolo bruscamente da un sogno catatonico di grandezza in cui era presuntuosamente cullato: sta per compiere 30 anni e la vita non gli ha dato quello che avrebbe voluto e, forse, meritato. La metafora del tempo viene ingegnosamente esplicata tramite un vero e proprio ticchettio che il protagonista, e lo spettatore insieme a lui, riesce a percepire, diventa parte integrante della narrazione, cornice della storia intera e, man mano che le mille distrazioni si presentano ad ostacolare la stesura dell’ultima, agognata, canzone, si fa sempre più frenetico, claustrofobico.

Lin-Manuel Miranda, volto riconosciuto ed apprezzato della scena teatrale statunitense, con all’attivo tre Tony Award – il corrispettivo teatrale degli Oscar- esordisce alla regia di una ambiziosa opera filmica che è destinata a diventare uno dei prodotti più interessanti tra quelli prodotti direttamente dalla grande N. La sfida, per quanto mi riguarda, è brillantemente superata, il regista Newyorkese mette in scena un brillante spettacolo che omaggia visivamente il teatro e lo esalta nella sua forma più pura. Il film si dispiega tramite una struttura metanarrativa raccontata su due piani temporali paralleli, nel primo, cronologicamente più recente, lo stesso Jonathan presenta al suo pubblico, in teatro, la storia a cui noi stiamo assistendo diventando, quindi, narratore e pretesto attraverso il quale, tramite l’uso di flashback che mescolano realtà e finzione, la pellicola ci mostra gli eventi di vita vissuta che hanno ispirato il musical che egli ha arrangiato, contestualizzando, di conseguenza, le canzoni e relative coreografie disseminate lungo la storia.

Protagonista della pellicola uno straordinario Andrew Garfield, attore estremamente valido che in questa occasione, forse motivato dal terribile lutto che lo ha colpito poco prima dell’inizio delle riprese (la morte della madre Lynn Garfield), a cui dedicherà l’interpretazione, risulta incredibilmente bravo sia nel portare sullo schermo un personaggio dalle mille sfaccettature, dubbi e insicurezze, sia nell’ interpretare le canzoni ed i balli che un prodotto di questo tipo richiedono. Jonathan dopo aver dedicato 8 anni della sua vita ad una singola opera, si vede prossimo allo zero, tutto intorno a lui sta cambiando, le persone hanno deciso di scendere a compromessi con la vita, i soldi, le belle case, la sua ragazza, l’universo sembra voler mettere Johnny davanti ad una scelta, non c’è più tempo per le speranze, il ticchettio diventa sempre più invasivo, opprimente e mentre lo scenario intorno a lui muta e tutto il mondo sembra imporgli di scegliere un’altra strada, l’unica cosa di cui Jonathan ha bisogno è tempo. Purtroppo, come scoprirà amaramente, il tempo non è un lusso che tutti si possono permettere.

Miranda gioca sapientemente con il montaggio visivo e sonoro, nonostante sia la sua opera prima interessanti guizzi registici impreziosiscono le belle coreografie che contornano i pezzi musicali, alcuni meno ispirati, altri, invece, memorabili – merita una menzione d’onore il montaggio alternato sulla descrizione del rapporto amoroso, nella canzone Therapy, perfetta rappresentazione dell’eros da una parte e del Thanatos dall’altra -.

Come un turbinio di emozioni Tick, Tick…Boom! ci fa piangere, ridere e gioire, però nulla è statico, il ritmo cambia, la tonalità cambia. Cala il sipario.

Sostanzialmente è una straordinaria esperienza audiovisiva che entra in punta di piedi in un genere in cui i grandi del passato ne fanno da padrone ma sapendovi attingere e, anche, aggiungere qualcosa di suo. Fa piacere che Netflix stia producendo prodotti così interessanti che, altrimenti, avrebbero avuto difficoltà a vedere la luce.