Titane (2021): Recensione
Titane, recensione del film scritto e diretto da Julia Ducournau, vincitore della Palma d’oro al 74esimo Festival di Cannes. Uscito nelle sale francesi il 14 luglio 2021
VOTO MALATI DI CINEMA (8,5 / 10)
Può un film essere tenero nella sua efferata e cruenta crudeltà? Certo che sì.
Titane, pellicola che potremmo definire di genere drammatico con molte tinte horror, riesce ad emozionare nonostante una protagonista che di certo non è una romantica paladina della giustizia, anzi.
Alexia (Agathe Rousselle) da bambina è vittima di un incidente stradale mentre è in auto con il padre. Ferita gravemente, le viene installata una placca di titanio nel cervello. Da quel momento in poi si sente attratta follemente, morbosamente, dalle automobili, tanto da lavorare come ballerina sopra vetture sgargianti e potenti, ottimi partner nella coreografia.
Alexia è una donna visibilmente strana e riservata, con una vita privata molto tenebrosa fatta di omicidi a sangue freddo, specialmente verso amanti e fans.
Dopo due situazioni girate magnificamente dalla regista Julia Ducournau, la sua esistenza prenderà una piega del tutto negativa che la costringerà a scappare di casa, creandosi una nuova identità. Per ottenere meno visibilità dagli occhi di polizia e passanti finge di essere un ragazzo scomparso anni prima, evento che la porterà da un uomo che crede di aver ritrovato suo figlio.
Quello che mi preme inizialmente menzionare è la narrativa che la Ducournau regala allo spettatore, una storia energica potenziata ancor di più dai due attori principali, ovvero la stratosferica Agathe Rousselle nei panni di Alexia e di Vincent Lindon nel ruolo di Vincent, un pompiere avanti con l’età che dopo anni di dolore crede di aver ritrovato il figlio.
C’è un’alchimia per tutto il minutaggio in cui li troviamo insieme che, incentivata da una fotografia sopraffina e dalle musiche dei Future Island (favolosa la scena del ballo sulle note di Light House), rende il tutto dolce, cosa che non si è notata nei minuti iniziali tra omicidi e la tensione/odio tra Alexia e i genitori biologici.
La caratterizzazione dei protagonisti, quindi, è il maggior punto di forza di una pellicola che vede oltrepassare confini senza esagerare, al contrario di quanto detto da alcuni critici e personaggi del mondo dello spettacolo, quasi inorriditi da un film invece stupendo.
Il rapporto sessuale tra Alexia e la macchina ad esempio, che porta la donna a rimanere incinta, è un qualcosa di cui parleremo per anni e anni, senza dimenticare poi la scena del massacro mentre ad alto volume riecheggia Nessuno mi può giudicare di Caterina Caselli, momento di una perfezione unica.
Per Julia Ducournau non era facile raggiungere gli alti standard del film d’esordio, RAW, ma Titane riesce invece a ben figurare nell’immancabile paragone che si viene a creare quando un’artista di talento cerca di imporsi.
Titane forse non troverà una grande distribuzione nelle sale (in Italia infatti è girato poco), figurarsi nei palinsesti televisivi, ma il consiglio è quello di fare quel che si può per ammirarlo, perché merita una e più visioni così come (ancora non lo sappiamo) l’Oscar come Miglior Film Straniero.