The Gray Man (2022): Recensione
The Gray Man, recensione del film diretto dai fratelli Russo con protagonisti Ryan Gosling, Chris Evans e Ana de Armas. Disponibile su Netflix dal 22 luglio 2022
VOTO MALATI DI CINEMA (5,5 / 10)
Dunque, il punto è questo: i Russo brothers i film d’azione li sanno fare, c’è poco da dire.
Chiunque abbia visto uno qualsiasi dei loro prodotti Marvel sa perfettamente di cosa stiamo parlando. Così come si possono dire peste e corna di Michael Bay, ma non si può certo dire che non sia anche lui un maestro del genere. Detto questo va fatta una considerazione: The Gray Man è la produzione Netflix più costosa della storia dell’azienda. Il film è costato 200 milioni di dollari. Il problema, a questo punto, è capire in cosa sono stati impegnati questi 200 milioni. La risposta è semplice: nelle tre macro-sequenze action del film (se si esclude il cachè degli attori principali).
E sono tre sequenze (quella iniziale, quella centrale a Berlino e quella finale nel castello in Croazia) che effettivamente colpiscono, tre sequenze altamente impattanti a livello visivo. Peccato che l’appeal di questo The Gray Man (storia super classica, quasi banale, di spie ed ex spie che fanno doppio e triplo gioco) si esaurisca in quei pochi minuti di azione forsennata, evoluzioni in automobile ed esplosioni di tutto ciò che si può far esplodere. Di buono c’è anche la riconferma che Chris Evans (il nostro amato Captain America) sa essere un villain credibile e spassoso, come già dimostrato nell’ottimo Knives Out.
E poi ci sono tutta una serie di contro che purtroppo fanno calare la palpebra abbastanza velocemente. Su tutti l’incapacità di Ryan Gosling di sembrare un buon attore senza una sceneggiatura superlativa (una sceneggiatura tipo Drive, tanto per dirne una). Qui si cerca di ridargli quel tono da super-uomo taciturno e solitario ma col cuore grande. Peccato che sappia tutto di già visto e che lo stesso Ryan Gosling appaia abbastanza svogliato e monocorde.
Atto di carità dei Russo Brothers nel voler provare Regé-Jean Page al di fuori di Bridgerton, addirittura come super cattivo principale. Una roba talmente raffazzonata che quasi fa rimpiangere le sue scene soft-porn da quattro soldi in doppio petto azzurro. Ana de Armas per innalzare la quota rosa e sfruttare i suoi pochi minuti da bond-girl per vedere se la cosa può funzionare anche in un altro contesto (no, non funziona) e un po’ di spazio per quella vecchia volpe di Billy Bob Thornton che, dopotutto, risulterebbe credibile anche facendo i balletti su Tik Tok. Meno male che c’è lui.
Per il resto il film è una sequela di clichè (la spia che viene tradita dalla sua stessa agenzia, la ragazzina malata da salvare, la femme fatale e il cattivo sadico e stiloso) che portano ad una risoluzione telefonatissima, senza lasciare nulla negli occhi dello spettatore, ormai abituato a questo genere di produzioni da parte di Netflix che sembra non avere intenzione di buttare lo stampino degli action film fracassoni e senz’anima. Fossero anche divertenti (non pretendiamo anche profondi) uno potrebbe anche farci l’abitudine, peccato non sia così. Ma la cosa più irritante è la totale assenza di un impianto narrativo anche solo accennato. I protagonisti non hanno un background degno di questo nome, la vicenda si sviluppa attorno alla solita chiavetta usb che contiene dei segreti compromettenti per la CIA (fa già ridere che dati così sensibili siano contenuti in una chiavetta USB, nel 2022) e oltretutto manca pure il colpo di scena che avrebbe dato una scossa al piattume generale che caratterizza l’intera pellicola. Niente, zero. I personaggi iniziano e finiscono il film nella loro dimensione iniziale. Non sia mai che ci sia un accenno di evoluzione… Metti che poi gli sceneggiatori vogliono l’aumento?
Se avete passato la solita mezz’ora a scorrere il catalogo senza trovare niente da vedere, mettetelo su. E’ il classico film che se devi andare in bagno non c’è bisogno di mettere in pausa.