I bambini di Gaza – Sulle onde della libertà (2024): Recensione

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I bambini di Gaza - Sulle onde della libertà (2024): Recensione

I bambini di Gaza - Sulle onde della libertà, recensione del film diretto da Loris Lai. Uscito nelle sale italiane il 28 Marzo 2024.

VOTO MALATI DI CINEMA 10 out of 10 stars (10 / 10)

Potrà esistere un terzo futuro dove non vincerà il popolo ebraico, non vincerà il popolo palestinese ma vinceranno insieme questi due popoli e insieme abiteranno quell’angolo di mondo finalmente in pace e serenità.

Nel film, ispirato dal libro “Sulle onde della libertà” di Nicoletta Bortolotti (Mondadori) la risposta può arrivare solo dai bambini che sono educati fin dalla più tenera età a pensare per schieramenti e contrapposizioni ma che nel loro animo sanno che le cose che li accomunano sono molte di più di quelle che li separano.

I due giovani protagonisti sono Mahmud, bambino arabo di Gaza figlio unico di una giovane madre vedova sposa di un martire come tutti coloro i quali perdono la vita in quel fazzoletto di terra e Alon, figlio di una coppia di ebrei.

Mahmud ha una grande passione per il surf. Le sue giornate trascorrono al mare dopo la scuola e i servizi per aiutare la madre inseguendo l’onda giusta. Gli allarmi aerei rompono il silenzio, squarciando il velo di normalità che ognuno cerca di ritagliarsi in un territorio dove è in atto una sanguinosa guerra di trincea che sembra non volere finire mai e anzi dal 7 ottobre u.s. è entrata in una nuova fase di cruenta efferatezza e rapida escalation di violenza.

Sulla spiaggia che è il parco giochi più sicuro Mahmud scopre un altro suo coetaneo praticare lo stesso amato sport ma i suoi tentativi di instaurare un rapporto amicale falliscono e vengono presto elusi quando capisce che Alon è un ebreo e per tale motivo nemico giurato.

A fare da collante fra i due sarà “il fantasma di Gaza”. Dan è una gloria passata del surf con un presente di perdizione e autodistruzione che lo costringe a vagare come uno zombie tra i vicoli e i tunnel di Gaza alla ricerca di droghe che gli facciano dimenticare l’orrore subito. E’ un giovane uomo ferito e addolorato per la prematura scomparsa della sorella medico volontario vittima collaterale dell’esercito israeliano.

I due giovani ragazzi saranno lo sprone per Dan per capire che la vita è troppo preziosa per essere calpestata e annichilita dietro scudi rassegnandosi ad un destino che sembra non possa essere cambiato, a prescindere. Il mare e le onde sono per tutti e, se in terra, in quella terra insanguinata si è bloccati, imprigionati e costretti a vivere come in un videogame che consente solo due azioni: la fuga e l’attacco l’acqua del mare invece culla, protegge ma fa anche sentire invincibili.
Loris Lai gioca sulle contrapposizioni per fare emergere i punti in comune, introduce lo sport che travalica i confini, le religioni, i punti di vista e gli avversi schieramenti e ci regala un racconto che emoziona, commuove senza cercare la lacrima facile. Un film che cerca di trovare un punto di vista che trascenda le opposte fazioni e fa parlare le azioni limitando le scene più cruente senza cercare ad ogni costo i sensazionalismi. Punta l’attenzione su un messaggio di pace che travalica il clima di guerra nel quale è immerso. Per buona parte del film ci si dimentica che i due ragazzi appartengono a due popoli in guerra ma vediamo nascere crescere e consolidarsi un legame che non può arenarsi solo perché si è nati in due realtà contrapposte che non dialogano e sanno solo scontrarsi. Il conflitto arabo-israeliano è una piaga che sanguina da troppo tempo e può terminare con la pace solo se si lavorerà con costanza e determinazione per salire ad un livello superiore come nel surf che ha tempi e modi per progredire ma soprattutto ha bisogno del vento propizio, dell’essere disposti ad aspettarlo lavorando per poterlo sfruttare a proprio vantaggio.

Un film delicato in cui prevale la speranza nonostante tutto. Un racconto reso ancora più struggente ed empatico dalla meravigliosa colonna sonora firmata da Nicola Piovani.

“Questo film con le voci piene di speranza dei bambini palestinesi e israeliani sarà un grande contributo alla formazione nella fraternità, l’amicizia sociale e la pace” ha detto Papa Francesco e tutto il mondo civile si augura che sia di buon auspicio per un “cessate il fuoco” il più ravvicinato possibile.