Storia di un matrimonio (2019): Recensione

Storia di un matrimonio, recensione del film diretto da Noah Baumbach con protagonisti Scarlett Johansson e Adam Driver. Disponibile su Netflix dal 6 dicembre 2019

VOTO MALATI DI CINEMA 10 out of 10 stars (10 / 10)

In un’annata non troppo competitiva, questo film vincerebbe l’Oscar a mani basse.
Personale è dire poco. Capolavoro è un eufemismo.
Questa è pura scuola Cinema.
Storia di un matrimonio, pellicola diretta da Noah Baumbach (Lo stravagante mondo di Greenberg, Frances Ha, Il calamaro e la balena), è sicuramente una delle migliori pellicole dell’anno, e probabilmente del decennio… Anche se io azzarderei: forse una delle più belle della storia.

Charlie (Adam Driver) e Nicole (Scarlett Johansson) sono marito e moglie, e anche due artisti teatrali.
Lui brillante regista, lei egregia attrice. Hanno un figlio, di nome Henry – interpretato da Azhy Robertson – e vivono a New York.
L’opera ci accompagna attraverso il loro divorzio, e tutto ciò a cui andranno in contro.
Ma lo farà da un punto di vista personale; così personale che molto spesso vi capiterà di sentirvi in imbarazzo, quasi come se una cinepresa, lì, in quel momento, non doveva esserci…

Driver e la Johansson sono immensi.
Hanno evidentemente fatto un grandissimo lavoro di preparazione, perché oltre ad averli interpretati in una maniera incredibile – e incredibilmente credibile – tutte le scelte che hanno fatto nello studiare questi due personaggi sono estremamente precise e minuziosamente azzeccate.
Ray Liotta, Laura Dern (Jurassic Park, Wild, Velluto Blu) e Alan Alda, che interpretano gli avvocati, sono la parte che dona umore al film. Nonostante più leggeri dei primi due (e menomale, sennò il film sarebbe stato noioso), sono fantastici, estremamente carichi di energia e profondamente metaforici.
Infatti, questi tre personaggi sono la rappresentazione riflessa della storia coniugale maschile e femminile attraverso il tempo.

La regia di Noah Baumbach, che ha anche scritto il film, sfiora la perfezione.
Baumbach ha deciso di lasciarsi a influenze teatrali, con molte scene lunghe e con un grosso sviluppo, ma anche facendo grosso uso dei montage per narrarci velocemente tutte le informazioni riguardo al loro rapporto e a loro.
Inutile dire che la scelta di fare delle scene lunghe ha permesso agli attori di portare la recitazione a un livello a dir poco superlativo.
Le musiche – curate da Randy Newman (Ti presento i miei, Toy Story – Il mondo dei giocattoli, La principessa e il ranocchio) – creano un mood veramente perfetto.
Mi sentirei di descriverle come una cosa e metà tra un vecchio film di Woody Allen e un film Hollywoodiano degli anni ’50.
Colonna sonora che si sposa perfettamente con il lavoro di Cinematografia di Robbie Ryan (La Favorita, American Honey, Slow West).
Parliamo di una fotografia molto neutra e pulita, ma che soprattutto rispetta moltissimo “la delicatezza” dell’argomento. Grandissima la scelta di girarlo su pellicola.

Questo è uno di quei film che ti insegnano qualcosa, e ti fanno riflettere.

Un film da vedere soprattutto perché, per molte persone, dai più grandi ai più piccoli, il divorzio rappresenta qualcosa che hanno attraversato personalmente.