The Bling Ring (2013): Recensione

The Bling Ring, recensione del film diretto da Sofia Coppola. Uscito nelle sale cinematografiche statunitensi il 13 giugno 2013

VOTO MALATI DI CINEMA 6.5 out of 10 stars (6,5 / 10)

Mah! Questa è la prima cosa che ho detto non appena sono arrivati i titoli di coda di Bling Ring. Avevo già letto sul web che il film era stato accolto in maniera tiepida sia dal pubblico che dalla critica ma dato che la trama mi incuriosiva, ho deciso di dargli una chance.
Tutta la pellicola ruota attorno ad un gruppo di adolescenti provenienti da famiglie benestanti, che un po’ per gioco, un po’ per noia e soprattutto per cercare di emulare i loro vip preferiti, si intrufolano nelle ville delle star Hollywoodiane per rubare gioielli, vestiti, soldi e sentirsi a loro volta delle celebrità. I componenti della banda (definita dagli stessi media “The bling ring”) sono molto diversi tra loro ma due aspetti li accomunano: l’ossessione per i personaggi famosi e l’assenza di una presenza genitoriale.

Il racconto vuole portare lo spettatore a concentrarsi su questi due temi molto attuali. Nelle rare scene in cui compaiono le mamme o i papà dei protagonisti, si vedono delle persone molto superficiali, spesso più immature dei loro figli che neanche conoscono così bene. Naturalmente, soprattutto durante gli anni dell’adolescenza, se i ragazzi non hanno un punto di riferimento e qualcuno che li accompagni nell’età adulta è facile perdere la “retta via” e commettere azioni di cui ci si può pentire (forse) in futuro.

Dal racconto della Coppola si evince che la Città degli Angeli si può trasformare in un luogo di perdizione dove i più giovani cercano la bella vita e la popolarità, nel modo più facile e sbagliato possibile. Non riescono più a dividere la realtà dallo spettacolo, non riescono più solo ad apprezzare qualche artista ma devono avere qualcosa di suo per sentirsi realizzati, almeno fino al prossimo furto!

Bling Ring convince a metà: se lasciamo da parte gli scenari da sogno e i cammei di alcuni volti noti che sicuramente danno un valore aggiunto al film, c’è poco di accattivante. Spesso, soprattutto nella parte centrale, si tende a perdere l’attenzione perché la ripetitività di alcune sequenze rende il tutto un po’ troppo lento e noioso. Ovviamente essendo questo un teen-movie basato su un fatto realmente accaduto non si poteva inventare la storia dall’inizio alla fine ma credo che con qualche piccolo accorgimento, potesse uscire un prodotto nettamente superiore.
Che dire del cast? I giovani protagonisti erano praticamente tutti agli esordi eccetto Emma Watson che qui, nel ruolo della bad girl, offre una buona interpretazione. Nessuno sfigura particolarmente, peccato perché con tutte queste premesse poteva uscire qualcosa di veramente buono e non essere solo uno tra i tanti…

ATTENZIONE SPOILER!!!
Anche se il film non decolla mai il finale è stato decisamente calzante. I piccoli ladri scontano la loro pena ma ognuno la vive in un modo diverso, se da una parte c’è chi la prende come “trampolino di lancio” per entrare nel mondo della tv, dall’altra qualcuno si preoccupa solo di sapere dai poliziotti come hanno reagito i derubati e quali sono state le loro parole. E qui viene da chiedersi: sono troppo furbi o non è ben chiara la gravità della situazione? Solo Marc (l’unico ragazzo della gang) probabilmente si pente del suo passato anche perché sin dal principio si capisce che il suo scopo era unicamente quello di farsi accettare dai suoi coetanei e credeva davvero di aver trovato delle amicizie sincere. Fin dove siamo disposti ad arrivare per sentirci amati ed inclusi?
Buona visione!