Zombieland – Doppio colpo (2019): Recensione
Zombieland – Doppio colpo, recensione del film diretto da Ruben Fleischer, sequel di Benvenuti a Zombieland. Uscito nelle sale italiane il 14 novembre 2019
VOTO MALATI DI CINEMA (8 / 10)
I nostri eroi dell’apocalisse zombie sono tornati.
Autentici, pieni di personalità e scatenati più che mai.
Zombieland – Doppio colpo è una vera bomba.
Dal primo capitolo sono passati ormai diversi anni; Wichita e Columbus è come se convivessero e Tallahassee è diventato il padre acquisito di Little Rock, che ora è una teenager.
E sarà proprio Little Rock a mettere in moto la storia di questa pellicola, decidendo di scappare di “casa” con un Hippie un po’ tonto – interpretato da Avan Jogia – rigorosamente gun-free, rincorsa dagli altri membri della famiglia impauriti da una piccola Rock disarmata in un mondo di Zombie.
Le loro strade si incroceranno con Nevada – interpretata da Rosario Dawson – e con il duo Flagstaff x Albuquerque, rispettivamente interpretati da Thomas Middleditch (The Wolf of Wall Street, Godzilla II – King of the Monsters, Replicas) e Luke Wilson.
Quest’opera non ha perso la sua essenza.
Rottura della quarta dimensione, musica hard, tante armi, tanto splatter e ignoranza a bizzeffe.
Che meraviglia.
Ruben Fleischer (Venom, Gangster Squad, 30 Minutes or Less), regista del primo capitolo, non si è dato a scelte scontate, mantenendo intatto il carattere gagliardo di Zombieland.
Ha strutturato molto bene tutto il film; sin dai titoli di testa (eseguiti magistralmente), questa pellicola esprime il 100% del suo stile. Anche la narrativa è studiata bene, con dei set-up quasi invisibili che noterete solo più in là nell’opera e scene di presentazione dei personaggi fatte come si deve – questo è segno di grande padronanza tecnica dell’opera audiovisiva.
I personaggi sono sempre fedeli alla loro ideazione originaria, tranne un paio di volte dove cadono in scelte ovvie, ma nulla di disastroso.
Il vero peccato è che non sono stati approfonditi meglio: Tallahassee è sempre il solito texano, Columbus il Nerd e Wichita la tipa cazzuta. Little Rock invece ha ricevuto poco tempo sullo schermo, ed è diventata a tutti gli effetti un MacGuffin.
Le performance sono entusiasmanti, tranne quella di Emma Stone.
Woody Harrelson è infinito come al solito, uno dei migliori Line-Reader di Hollywood senza dubbio; Jesse Eisenberg è una lama come al solito, non sbaglia una virgola.
Parlando della Stone, invece, il discorso è differente.
Il primo Zombieland, Benvenuti a Zombieland (2009), è stato uno dei film che l’ha lanciata, e in dieci anni ha affrontato ruoli di spessore, in opere di grande spessore (La La Land, La Favorita, Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza); tornare a un’opera volta all’intrattenimento, che celebra la cultura pop nella maniera più figa possibile, senza tenere troppo conto della drammaturgia, l’ha lasciata un po’ spiazzata.
Quanto appena detto non significa che abbia recitato male, anzi, è estremamente convincente, ma manca quel fattore di collegamento all’opera che avrebbe dato al film, e al suo personaggio, la giusta complicità e il ritmo adatto. Cosa che invece era presente nel primo.
Per quanto riguarda tutti gli altri personaggi: le performance sono magnifiche.
In particolare Zoey Deutch (Arrivederci professore, The Disaster Artist, Nonno scatenato) è stata molto brava ad interpretare Madison, la ragazza della Valley, un ruolo che poteva facilmente sfociare nell’imitazione, e quindi molto difficile.
Qualche parolina sulla tecnica; la Cinematografia, curata da Chung-hoon Chung (Oldboy, It, Hotel Artemis), è rimasta pressoché inalterata dallo scorso capitolo… e continua a ricordarmi Left For Dead 2.
Stesso discorso per i costumi di Cristine Wada (The Terminal, Man Down, Pixels). Credo siano letteralmente gli stessi del primo.
La sceneggiatura – scritta da Dave Callaham (I Mercenari 1,2 e 3, Godzilla), Rhett Reese (Deadpool 1 e 2, G.I. Joe – La vendetta, Life: Non oltrepassare il limite) e Paul Wernick (Deadpool 1 e 2, G.I. Joe – La Vendetta, Life: Non oltrepassare il limite) – invece è un po’ piatta. I voice over sono fatti bene, i dialoghi sono di qualità… insomma, tecnicamente è veramente buona, ma non brilla mai;
Fortunatamente la recitazione ha coperto i problemi della sceneggiatura.
Il fatto è che, qualora de decidessero di farne un terzo, devono assolutamente cambiare il format, perché così va a finire come la trilogia di Una notte da leoni.
Ah, quasi dimenticavo: c’è anche una gran bella sorpresa per noi Italioti. Molto, molto gran.
Vedere un film di questo tipo, considerando tutte le opere noiose che stanno uscendo, è stato un vero piacere.
Non è un film da voto 8, ma lo merita tutto perché è veramente un film divertente – e per divertimento intendo una spanna sopra quello che definiremmo intrattenimento.
Detto questo, vi saluto.
Vado a reperire un piede di porco per prepararmi all’apocalisse zombie.