The Lobster (2015): Recensione

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The Lobster (2015): Recensione

The Lobster, recensione del film diretto da Yorgos Lanthimos con protagonisti Colin Farrell e Rachel Weisz. Uscito nelle sale italiane il 15 Ottobre 2015.

VOTO MALATI DI CINEMA 8.5 out of 10 stars (8,5 / 10)

Cosa succederebbe se all’improvviso ognuno di noi fosse costretto dalle imposizioni sociali a trovare un partner con cui trascorrere il resto della vita? Ce lo mostra il Yorgos Lanthimos con il suo distopico film The Lobster.

Dopo il ritratto della famiglia disfunzionale in Dogtooth e della controversa squadra di Alps, il regista greco pone sotto i riflettori una società indubbiamente malsana, in cui ogni persona ha l’obbligo di sposarsi e chi è single viene portato in un hotel in cui sono riunite tutte le persone sole o divorziate.
L’hotel – che sembra molto più un inquietante centro riabilitativo – prevede regole ferree e a dir poco bizzarre a cui gli ospiti devono sottostare, con lo scopo di trovare la loro anima gemella nell’arco di 45 giorni. In caso contrario verranno trasformati in un animale da loro precedentemente scelto. Durante la permanenza in questo teatrino angosciante le persone vengono messe a nudo, costrette a muoversi come manichini e deambulare in cerca di un qualcuno da amare. Ma questo non è amore, piuttosto paura. Paura di rimanere soli, di non essere accettati e di essere conseguentemente trasformati in animali perché non degni di essere persone. Le conversazioni superflue, le espressioni imbarazzate, i sorrisi di cortesia e i lunghi silenzi mostrano perfettamente l’aria distaccata che si respira in questo hotel, per niente accogliente, in cui le persone perdono la loro spontaneità.
Il protagonista del film è David (Colin Farrel), un uomo di mezza età che viene portato in questo hotel e anche lui, come tutti gli altri, deve trovare una partner.
L’unica condizione è quella di trovare un tratto che accomuni entrambi. Per avere più giorni a disposizione, gli ospiti dell’hotel devono “catturare” i Solitari, nonché i reietti che sfuggono alle leggi della società e vivono al di fuori di essa. Le menzogne raccontate da David lo porteranno a fuggire e nascondersi nei boschi, entrando così a far parte del gruppo dei Solitari, non così diversi dai loro nemici. Nonostante le idee siano antitetiche infatti, anche i Solitari prevedono delle leggi severe e quando esse vengono infrante, i trasgressori vanno incontro a punizioni brutali.
I Solitari sono controllati da la Leader, (Léa Seydoux) che non permette ai suoi di legarsi in maniera sentimentale e nonostante vivano insieme, sono esonerati da ogni forma di altruismo e solidarietà. Ed è proprio in queste circostanze che David trova l’amore. Un amore che sboccia solo dopo aver scoperto che la donna in questione – anche lei una Solitaria – è miope, proprio come lui.
La vita di David infatti è così totalmente piena di costrizioni, che persino i sentimenti, che dovrebbero essere naturali e puri, sono ormai influenzati dalle regole sociali.
Il loro amore è sincero e appassionato, ma questa passione proibita viene espressa mediante un linguaggio visivo/gestuale che permette loro di comunicare senza dare nell’occhio. La Leader, dopo aver scoperto il loro rapporto, acceca la donna, togliendole in questo modo la caratteristica che i due avevano in comune. David e la donna si ritrovano così a fuggire, da una società che li ha rifiutati e non ha accettato il loro amore. Un amore che non è sbocciato in un mondo appositamente conforme, ma in uno in cui vige ogni forma di libertà tranne quella di amare.